Lo Svezia è sempre stata una gara dalle medie stellari, ma le prime due stage di oggi Norrby di dodici chilometri e mezzo corsa alla media di 141.0 Km/h e la Floda di ventotto chilometri domata da Breen alla media di 139.0 Km/h, sono un non senso perché per tenere quelle medie non si può nemmeno parlare di guidato veloce.
Solo qualche anno fa mamma FIA aveva iniziato una crociata contro le medie stellari di certe speciali, ed ancora oggi di tanto in tanto capita di trovare su alcune strade, improbabili chicane. Come dimenticare lo Sweden 2017, quando sui trentuno chilometri cronometrati della speciale di Knon, andati in scena alle otto del sabato mattina, Ott Tanak fece volare la sua Fiesta Plus alla media oraria di 137,8 chilometri orari. Una mattinata di panico, come se qualcuno per miracolo fosse scampato alla morte; allora alla commissione c’era un certo Mahonen, ex organizzatore del Finlandia un’altra gara velocissima, e alla sicurezza la Mouton, una che lo Sweden lo ha corso con le gruppo B, ed anche allora le stage dove si volava c’erano. Andare veloce e sbattere a certe velocità comporta maggiori rischi, ma in tutta onestà conoscendo le speciali di scandinave dalla fine degli anni ottanta, l’ultima cosa che può venire in mente è un allarme sicurezza. Se andiamo a sfogliare le statistiche gli incidenti gravi, in buona parte li registriamo in gare asfaltate, con medie largamente inferiori. Lo scorso anno a Umeà a cinque anno dal caso Knon, Neuville nella replica della Vindeln, quattordici chilometri e rotti, ha fermato i cronometri stabilendo una media di 141,1 Km/h. Questa volta nessuno però si è allarmato, ne tantomeno si è pensato a cancellare questa oppure quella, ci si è affidati alla speranza di non vedere il ripetersi speciali così veloci nelle edizioni future. Ed invece questa mattina prima sulla Norrby di dodici chilometri e mezzo Neuville ha battuto lo scratch alla media di 141.0 Km/h, ed immediatamente dopo sulla Floda di ventotto chilometri a vincere è stata la Hyundai di Breen alla media di 139.0 Km/h. Qualcosa di “too much”, nessun allarme alla sicurezza, ma qualcosa che è paradossale, quaranta chilometri di una bouclè (ottanta nella totalità) percorsi a quelle medie significa fare tratti di chilometri e chilometri sul dritto sopra i 190 orari; con delle curve appena accennate e qualche tratto guidato, meno del minimo sindacale. Certe speciali on ice che si corrono a medie che vanno dai 120 ai 130 orari, alternano dei lunghi dritti a molti tratti di guidato veloce, ad altissimo tasso di spettacolarità, ma in tutta onestà andare oltre non aumenta ne la spettacolarità per gli spettatori, tantomeno esalta le doti dei piloti. Un esercizio di velocità pura fine a se stesso, non è un caso trovare in entrambe le speciali dai cinque ai sei top driver racchiusi in un fazzoletto di cinque secondi. La velocità fa parte delle corse, ma oltre a certi limiti si perde ogni senso, o se vogliamo lo spirito dei rally.