Nelle prime settimane di marzo è andato in scena un braccio di ferro tra i protagonisti del WRC sulla base motore da adottare nel 2022 sulle vetture regine della classe Rally1, ed alla fine è prevalsa la linea per mantenere l’attuale propulsore con restrizioni per limitare costi e sviluppi.
In molti hanno parlato di dietro front, ma visto l’andamento del braccio di ferro che da un po’ di tempo vede protagonista la Fia ed il promotore, con il folto schieramento di team e organizzatori diviso in maniera trasversale (a seconda delle singole convenienze con una delle due parti) quanto trapela spesso più che anticipazioni sono notizie costruite ad arte per cercare di spostare l’opinione pubblica. Dopo lo Svezia era emerso come indirizzo per ridurre i costi delle vetture, la possibilità di un passaggio ai propulsori della classe Rally2 (ovvero le R5), con una maggiorazione della potenza erogata. Visto che il prezzo di una unità motore R5 è di 30.000 euro, a fronte di una WRC che vede i costi moltiplicarsi di cinque volte, da una valutazione sommaria si è stimato che si potrebbe migliorare le prestazioni di un propulsore R5 (parificandole a grandi linee a quelle dei WRC attuali) con un costo perlomeno dimezzato, se non addirittura di 1/3. Tesi che tra i suoi sostenitori aveva M-Sport e Hyundai, mentre tra i contro c’era la Toyota di Makinen. Ma la pressione che è stata esercitata buttando in bocca ai media questa anticipazione, non è riuscita ad avere un peso sufficiente e così nelle linee guida per andare a definire i dettagli regolamentari tecnici 2022 (previsti per giugno), deliberate nel consiglio mondiale del 31 marzo oltre all’assegnazione del bando alla Compact Dynamics per la parte ibrida comune è stato deliberato che le nuove Rally1 continueranno a montare l’attuale propulsore. Per ridurre i costi e sviluppi sono state indicate una serie di restrizioni a partire dal congelamento di molti particolari alle attuali specifiche, un turbocompressore semplificato, nessuna valvola di raffreddamento ALS, provvedimenti che dovrebbero consentire una riduzione del numero delle unità motore a disposizione per l’intera stagione. A fare pendere l’ago della bilancia per la conferma del motore attuale è stato principalmente un discorso legato ai timori di una minore affidabilità, oltre a prestazioni e durata. Una serie di problematiche che poteva richiedere un aumento delle unità motore per potere portare alla fine la stagione. Una riduzione dei costi per ora teorica, perché bisognerà valutare quanto il nuovo turbo e i vari contingentamenti incideranno sulle prestazioni finali, perché senza che queste diminuiscano in maniera comunque sensibile e abbastanza difficile trovare una soluzione ad un ulteriore stretta sul numero delle power unit, senza incidere sul costo delle stesse.