La commissione rally federale ha presentato pubblicamente alcune delle linee guida per i rally di casa Italia, una riforma che parte dal basso, dalla Coppa Italia che cambia look e nome, meritocrazia organizzativa, ma sopratutto si puntano i fari sulla lotta alle ricognizioni abusive.
Le linee guida per il 2019 almeno sulla carta vanno verso una ristrutturazione che parte dalla base e da alcuni principi cardine, meritocrazia, promozione giovani allungando la filiera alla base e lotta alle ricognizioni abusive. Tutti punti sui quali non si può che essere condivisivi, ma per dare un giudizio vero bisognerà attendere ancora qualche giorno per vedere gli effetti di queste linee su calendari e regolamenti ecc..; tanto per dare una valutazione sul concreto e non solo su concetti filosofici inattaccabili. Iniziamo con la Coppa Italia che lascia il posto all’ACI Sport Rally Cup Italia, si ritorna alla formula con finale unica, calendario ridotto e divisione in zone (probabilmente aumentando il numero di queste rispetto alle zone degli attuali Coppa Italia). Introduzione di premi non solo d’onore, con attenzione ad aiutare ed evidenziare i giovani talenti che partono dalle gare di zona. Per tutto questo il primo banco di prova saranno i calendari, per dare risalto al nuovo trofeo serve una razionalizzazione di questi. Questo sarà inoltre un primo banco per la meritocrazia organizzativa, che per ora ha sempre segnato il passo agli equilibri politici (cosa che succede anche nelle serie internazionali dove alla politica si sommano anche gli interessi economici). Obbiettivo numero uno che entra nel mirino, visto lo spazio dedicatogli sono le ricognizioni abusive. In questi anni tanto è stato fatto e come in tutte le cose tanto si può ancora fare. Lascia però decisamente perplessi una delle terapie indicate, pubblicare sui siti delle rispettive gare i camera car delle speciali, uno strumento oramai utilizzato dai più per affinare le note, ed imparare la strada. Una soluzione abbastanza border line, non tanto per i concorrenti il cui deterrente principale resta un potenziamento della rete di controllo e sanzioni più severe, ma rischia di riportare a galla il problema di molti ragazzi che pur senza correre si avventurano in ricognizioni simil gara. Un problema che in passato era la vera piaga pre e post gara, rischio oggi quasi azzerato da percorsi svelati con poco anticipo e dal minore interesse dei giovanissimi per i rally. Ma i video dei camera car sono un mezzo che nella comunicazione odierna ha più appeal, ed il rischio di incentivare chi ha voglia di sfidare la velocità, senza il casco in testa potrebbe non essere così remoto. L’affondo sulle ricognizioni abusive una prova del nove la pone però nell’immediato, ovvero il caso Andreucci al rally Adriatico, quello che ha fatto infuriare Armando Donazzan. Questa volta la federazione dovrà esporsi ed anche in tempi rapidi, in un senso o nell’altro, ma nel caso continuasse il silenzio le tinte diventerebbero quella di una farsa sullo stile elettorale fatta di proclami e basta.