A fine agosto nessuno avrebbe puntato un solo penny contro Neuville, poi un pizzico di sfortuna e qualche errorino gli hanno tolto dalla testa la corona iridata che sentiva già sua per consegnargli la solita palma di vicecampione. Ma il Neuville 2018 ha dimostrato di essere cresciuto ed anche in Australia ha pagato una sbavatura, ma la sua è stata una grande gara.
Ai posteri di quest’Australia resterà il ricordo di un Latvala vittorioso, di una Toyota Yaris sempre più difficile da battere, ma soprattutto quella di un Wilson ed un Ogier capaci di portare a termine quella che per tutti era “missione impossibile”. Quest’anno però qualcosa è cambiato soprattutto in Neuville e non è un caso che il Belga sia riuscito a tenere in bilico il mondiale sino alla fine. Dalle tastiere roventi dei detrattori ma anche dei fans gli si imputa di sbagliare troppo, quando la pressione sale, in realtà Thierry di errore vero ne ha commesso solo uno in Galles (riuscendo comunque a chiudere la gara in quinta posizione). Nulla di paragonabile al passato quando gli errori erano pesanti e spesso stupidi, come quelli nei tagli dell’anno passato in Germania e Catalunya, oppure la mancanza di reattività in gare che non prendevano subito la piega giusta (Finlandia 2017). In Australia indubbiamente ha sbagliato, prima nella chicane e poi nel finale staccando la ruota, ed a farla facile la pratica la si può chiudere con un bel timbro “errore”. Ma se si va un pochino oltre, analizzando la sua corsa ai raggi x più che di errori si può parlare di sbavature. Non è una questione solo di termini, ma soprattutto del tipo di errore e delle situazioni che li hanno generati. Il dritto nello slalom tra le rotoballe è arrivato in un momento dove era obbligato a forzare per fare cercare di mettere qualche avversario in più tra lui ed Ogier. Dopo una prima boucle perfetta dove ha dato tutto, dietro si era messo il solo Ogier (ovvero l’unico che gli partiva davanti), per tentare il sorpasso iridato doveva cercare di alzare ancora il passo e mettere qualcuno tra se e il Francese. Un’operazione che gli stava riuscendo ma visto il suo passo in quel momento una frenata errata ci poteva stare, soprattutto in una chicane artificiale, elemento dove non è facile valutare un ingresso al limite, ed impossibile correggere. Nella seconda tappa ha dato il massimo, ma partendo dietro a Sederidis non poteva sperare in tempi migliori, mentre nella frazione domenicale quando la pioggia ha reso il fondo una saponetta è andato ha dato tutto e di più. Riagganciare Ogier era impossibile, ma mettergli pressione era l’unica maniera per continuare a sperare, quindi è difficile considerare un errore quella ruota staccata. Ha fatto quello che doveva fare per giocare le ultime carte per il mondiale, e quando ci si gioca il tutto per tutto uscire fa parte del gioco. Ed a dimostrazione di quanto oggi riesca a calibrare il suo passo quando viaggia in soglia, è la minima entità dei danni riportati. Sino a fine 2017 era l’unico anti Ogier, ma oggi lo è a pieno titolo (nel senso che può batterlo), ed al Francese forse ha pagato solo quel pizzico di esperienza in meno nel gestire in maniera ottimale gli ordini di partenza della prima tappa in quelle gare dove si è trovato a partire per primo.