Dopo una serie di rinvii da primato olimpico la FIA ha fissato per il calendario WRC 2020 la votazione elettronica che dovrebbe tenersi questa settimana, la bozza dovrebbe avere trovato quasi tutte le risposte alle questioni in sospeso, ma..
Come l’anno passato il parto del calendario 2020 ha proposto un travaglio lungo e problematico, con un importante numero di pretendenti a fronte di un drappello di gare disposto a lottare con le unghie pur di restare all’interno della serie iridata. Almeno questo è quanto propone, sia pure in maniera indiretta il promoter, con annunci di candidature che spuntano come funghi, mentre case ed addetti ai lavori partono con crociate contro questo oppure quello nel nome della sicurezza oppure della logistica. In realtà le ragioni sono decisamente più commerciali, con oneri da pagare e contratti da rinnovare che con i tempi che tirano richiedono trattative ben più complesse rispetto a quelle di un tempo, quando i diritti da corrispondere alla federazione erano marginali nei budget di una gara. Se tra chi entra sono oramai sicure le posizioni di Safari e Giappone, a provocare gli ultimi slittamenti sono stati i dubbi su quale gara sarebbe dovuta uscire tra Deutschland e Turchia, mentre è oramai sicura l’esclusione del Tour de Corse che ha gettato la spugna una volta cadute definitivamente le trattative interne tra organizzazione (ovvero FFSA) e gli enti territoriali della Corsica, decise a ridurre in maniera importante i budget. Invece un po’ a sorpresa dovrebbe uscire di scena il Turchia che aveva fatto segnare il suo rientro appena l’anno scorso. Ad obbligare Marmaris a gettare la spugna sono la crisi della Lira Turca, ma con una forte connotazione politica, trattandosi di investimento (il WRC) caldeggiato da Erdogan, che paga la sconfitta elettorale alla tornata amministrava del partito del premier. Così il braccio di ferro tra il promoter che voleva un contratto triennale e l’ADAC che voleva continuare nel suo impegno a rinnovo annuale si dovrebbe concludere a favore del Deutschland, perché in Turchia il piatto piange e piuttosto che niente è sempre meglio un contratto annuale, alla faccia del presunto codazzo di pretendenti. L’unico dubbio da dirimere è quello di Coffs Harbour, località piccola e sperduta della east coast Australiana, criticata in questi anni da promoter e costruttori che hanno chiesto il cambio di località, senza il minimo riscontro nemmeno di facciata. Questa volta però pare che dal versante Australiano i budget potrebbero subire un taglio, ed allora è stata richiamata la Nuova Zelanda messa alla porta perché non c’era posto per un doppione nel pacifico. La questione per il momento non sembra essere stata chiarita, ma trattandosi di gare geograficamente non distantissime, non sorprenderebbe vedere un calendario con Australia, ed un asterisco che rimanda ad una decisione futura del promoter (come si è già visto molte volte). Anche se visto il precipitare della trattativa non sorprenderebbe trovarci già il nome della Nuova Zelanda.