SALVATE IL PIANETA TERRA

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Dall’anno passato in particolare quando si entra in argomento CIR si assiste ad una levata di scudi generale perché non c’è abbastanza terra, ed ovviamente sfidiamo chiunque ad andare controcorrente ma quando si parla di sterrati forse prima di pensare al CIR sarebbe il caso di concentrarsi sul CIRT prima che la crisi diventi irreversibile mandandolo in rianimazione.

Dei tanti paradossi che sta vivendo il campionato Italiano terra, il Nido dell’Aquila ne ha messi in evidenza moltissimi a cominciare dal clamore mediatico al seguito di alcuni top driver del nostro paese che hanno deciso di essere al via di Nocera Umbra, un nome su tutti quello di Campedelli. Sceso in Umbria per fare un po’ di palestra sulla terra in attesa del gran finale CIR. Ma la bolla è durata sino all’uscita dell’elenco iscritti con appena trenta vetture e quattro side by side. Numeri superiori a quelli del San Marino ma troppo striminziti per sperare in un’inversione di tendenza. Chi aveva affondato i colpi su gare mondiali come Messico, Argentina o Turchia per gli elenchi light, adducendo principalmente come ragione quella dell’appassionato che vorrebbe vedere più vetture transitare sulle speciali, spesso però si dimentica che ci sono rally e rally. Una gara mondiale vive di sponsor con budget milionari, dove l’elenco iscritti è un di più a cui oggi sono tutti più attenti, ma che sino a qualche anno fa (avere iscritti) era considerata una palla al piede. Perché tutto sommato la quota di iscrizione sia pure salata nel computo complessivo del budget è abbastanza irrilevante. Tutt’altra cosa è una serie nazionale su terra con evidenti difficoltà a fare immagine e quindi a trovare sponsor di peso, gli elenchi iscritti sono alla base della sopravvivenza stessa delle gare. Un altro aspetto che salta agli occhi tra gli iscritti del Nido sono le quattordici R5, ovvero la metà delle vetture iscritte sono da assoluto; un assurdo per delle gare che per sopravvivere devono avere prima la quantità e poi la qualità. Sul banco degli imputati come sempre ci sono Federazione ed anche organizzatori, che spesso battibeccano mentre la folla degli appassionati tra cui molti piloti reclamano più terra. Certamente chi tiene il pallino del gioco non può essere esente da colpe, ma chiedere a gran voce gare in terra e poi non andarci a correre di senso ne ha davvero poco, manca l’assetto i soldi ecc.., ma a quel punto forse sarebbe il caso almeno di smettere di predicare, perché sul razzolare evidentemente si fa come si può. Il discorso però potrebbe coinvolgere anche spettatori e appassionati, in molti quando si parla di un tiket (che in molti paesi è consuetudine) si grida allo scandalo ma forse anche quello potrebbe essere un piccolo ma fondamentale aiuto per invertire una tendenza estremamente pericolosa.  

 

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