La vicenda del rally Estone, un affair squisitamente economico e nazionale, è stato buttato in pasto ai media internazionali per mettere sotto scacco la parte federale, ma con la soluzione a portata di mano, la cancellazione sembra essere il classico colpo di scena per alzare la posta in palio.
Nato nel 2010 per dare un palcoscenico nazionale di maggiore spessore ad una generazione di piloti internazionali di spicco (con Martin astro calante e Tanak astro nascente), senza mai celare le sue ambizioni che lo hanno portato nel 2014 alla promozione nella massima serie continentale. Ma nel 2016 l’avventura ERC si conclude in rissa, con uno scontro economico con Eurosport promoter dell’Europeo. Un’uscita di scena dove gli Estoni hanno sbattuto la porta così forte che nel 2017 la gara non si è più disputata. Approfittando dell’ascesa di Tanak in Toyota, della possibilità di recuperare la loro data storica pre Finlandia, ma soprattutto dell’uscita di scena dal mondiale della vicina Polonia (gara simile per fondo e medie orarie), nel 2018 si sono ripresentati al via con una gara rivista in funzione preparazione Finlandia, con nemmeno tanto celate ambizioni iridate. Una serie di circostanze che ha riportato partner di spessori e fondi governativi molto importanti, che nella pirotecnica edizione dell’anno passato si sono moltiplicati. Ma se da un lato il promoter del WRC ha esteso il suo live, moltiplicando il valore mediatico della gara dall’altra è sembrata tramontare l’idea di farsi largo in un sempre più costoso WRC. Accontentandosi del ruolo di gara show in preparazione del Finlandia, pur mantenendo uno status di candidatura virtuale con soddisfazione di entrambe le parti organizzazione e promoter. Una scelta che però ha iniziato a suscitare malumori e la stessa federazione ha messo sul piatto le sue carte, facendo scivolare la discussione sulla candidatura iridata, che ancora oggi è difficile capire chi vuole e chi no. Mugugni che sono sfociati in una mezza rissa quando ad inizio anno la federazione estone ha deciso di tassare le proprie gare non con una tassa fissa. Ma legare questa direttamente al budget delle varie gare. Soldi da destinare alla promozione dello sport motoristico tra i giovani. Visti i budget della gara quel 4% si è tradotto in un balzello da centomila euro. Ed a quel punto Urmo Aava a capo della macchina organizzatrice ha fatto il diavolo a quattro, e dopo settimane di trattative, qualche giorno fa ha buttato la storia in pasto ai media internazionali, mentre ieri nonostante sia arrivata last minute una copertura finanziaria addizionale la conferenza stampa indetta per cancellare la gara non è stata revocata. Anzi si è rincarato la dose parlando di un ricatto, che però a questo punto con tutte le parti in causa dichiaratamente favorevoli a salvare la gara, questo rilancio ha il sapore di chi punta ad alzare la posta per prendersi tutto il banco. Una brutta pagina di quella degenerazione che si è sviluppata in questi anni, in maniera particolare attorno al WRC, dove in tutti i casi lo sport ci sembra uscirne sempre sconfitto a fronte degli interessi economici, per i quali è difficile immaginare non si arrivi ad una soluzione che riporterà la gara in carreggiata.