LA FIA IN IMBARAZZO

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In Svezia era stato abbastanza chiaro il duro confronto che aveva opposto il governo della FIA ed il promotore, ma la rapida degenerazione dei contagi da corona virus ha proposto una tensione che dalle parti di place della concorde è salita alle stelle dalla formula 1 al WRC Messicano. Dalla quale si è sfilata in entrambi i casi con un certo imbarazzo.

Se in formula 1 a dare il là è stato il caso della positività in Mc Laren, con relativo ritiro della squadra britannica (questo a grandi linee senza tenere conto dei bracci di ferro e di tutti i retroscena che hanno portato alla decisione), in Messico a imporre il blocco anticipato sono state le difficoltà logistiche che si profilavano all’orizzonte di un ritorno problematico con voli cancellati a raffica e blocchi aeroportuali. Ma dietro a tutte queste motivazioni pratiche, comprensibili ai più, c’è soprattutto una ragion di stato politica che in entrambi i casi da Melburne a Leon ha reso infernale il fine settimana nei piani alti della FIA. E l’oggetto dell’imbarazzo ha evidenziato contorni molto simili, con da una parte promotori e protagonisti portatori sani di interessi (che non sta a noi giudicare) e dall’altra la federazione internazionale che deve mediare l’interesse sportivo con quello politico internazionale che governa il mondo, ed i vari stati. Visto lo sviluppo mondiale dell’epidemia a macchia di leopardo, con zone in palese difficoltà come la Cina ed ora l’Europa, ma situazioni relativamente tranquille, per non dire sotto controllo come quella Messicana affermare che si doveva agire prima lascia esattamente oggi è troppo facile. Il problema vero è sorto mercoledì 11 quando nel pomeriggio Ginevrino nella conferenza stampa dell’OMS è stato dichiarato lo stato di pandemia. Una decisione che ha fatto schizzare ai livelli massimi le misure di prevenzione anche in quegli stati come il Messico, dove erano in atto un semplice monitoraggio. Una situazione che considerato che la prima forma di prevenzione è vietare gli assembramenti, porta inevitabilmente alla cancellazione di eventi di grande portata internazionale. L’impressione è stata quella di una carovana a cui è andato bene fare partire il tutto approfittando di quel limbo che in poche ore si crea nella catena di comando di una nazione, tra il governo e gli enti locali. Ma se da in Australia l’impaccio della FIA è stato grande per riuscire a bloccare il tutto prima che a farlo fosse il governo di Melburne, mettendo la FIA in una posizione scomodissima, in Messico non deve essere andata in maniera così differente. Bloccare la gara il sabato sera toglieva il governo da ogni imbarazzo, ed evitava alla FIA quello di vedersi stracciare i permessi. La logistica è un problema reale, ma anticipare il rientro di una giornata o di mezza cambia poco o niente perché già ieri sera i voli per l’Europa erano quasi azzerati. Un altro elemento di attrito, che però dovrebbe chiudersi senza strascichi visto che la stagione rischia di restare ferma sino a quando cambieranno i vertici dell’azienda che si occupa della promozione.       

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