La baruffa Svedese e le sue conseguenze non sembra avere placato gli animi, anzi da una parte si continua a cercare di sparigliare il gioco con proposte già cassate come quella di ridurre le gare. Qualche anno addietro era stato il cavallo di battaglia di Makinen, ora ripreso da di colpo da più parti.
Se qualche anno fa l’idea dei long event (voluti dalla FIA) è tramontata davanti ad una serie di problematiche concrete che hanno convinto il presidentissimo a non insistere su questa strada. Con l’avvento delle plus il promotore aveva cominciato a spingere per ridurre la lunghezza delle gare, ed il primo paladino della causa era Tommy Makinen. Una querelle andata avanti per parecchi mesi, giocata sull’equivoco che le gare andavano ridotte ad eventi da disputarsi su due giornate e non tre. Cosa se vogliamo fattibile, ma che dietro nascondeva la volontà di ridurre i chilometri di gara, anche perché in molti casi riportare i chilometri della domenica sulle prime giornate di gara non costituiva un grande problema, ma questo era l’anticamera a ridurre ulteriormente le ricognizioni e quindi alla richiesta intrinseca di tagliare ancora i chilometri. Negli ultimi trent’anni le gare del mondiale sono cambiate per stare al passo con i tempi, ma a volte questi cambiamenti sono andati un po’ troppo oltre il necessario e la logica. Ridurre a meno di trecento chilometri un tracciato mondiale, che visto i format attuali con le speciali in replica significa appena centocinquanta chilometri di strade differenti. Andare oltre è evidente che avrebbe allontanato i rally dal loro spirito originario, a fermare il fronte del cambiamento a tutti i costi è stata la dura posizione di Todt, che ha messo a tacere tutti. Ora in periodo di crisi e problemi di calendari, qualcuno sta rispolverando questo vecchio cavallo di battaglia. Una serie di dichiarazioni che da più parti parlano di riduzioni, come se si trattasse di un vaccino in grado di immunizzare dalle mille problematiche legate al coronavirus, ma soprattutto partite in sincrono come se rispondessero al copione di una regia occulta (ma non troppo). Qualcuno è arrivato anche a dire che Messico e Svezia in versione ridotta hanno regalato comunque grandi emozioni. Se il taglio dei chilometri in Messico è stato comunque limitato, ed ha chiuso anzi tempo una situazione che si andava consolidando, in Svezia è andata in scena una non gara indegna di un campionato del mondo. Indegna per case e piloti ufficiali, vergognosa e non andiamo oltre per tutti gli altri che si sono presentati comunque al via cercando di onorare la loro iscrizione. Oramai è chiaro che c’è un braccio di ferro in atto, sempre meno nascosto la cui intensità cresce come i numeri di contagio del corona virus.