Le nuove norme del DPCM emanato ieri sono stati riesaminati e corretti i protocolli per alcune discipline e nello specifico per i rally, sono stati ammessi ai test anche i navigatori, ovviamente nel rispetto delle stesse disposizioni stabilite per il primo conduttore. Ammessi anche gli spostamenti da una regione all’altra.
Con il DPCM del 17 maggio il governo è andato ad apportare parecchie modifiche a tutte le norme che andranno a codificare il lavoro, ingressi e distanze negli esercizi pubblici, in particolare ristoranti e bar. Ma sono state apportate modifiche anche ai protocolli sportivi relativi alla pratica degli allenamenti, cercando di apportare aggiustamenti con lo spirito del buon senso e non solamente dalle indicazioni iper restrittive della prima ora. Aggiustamenti che nel caso del protocollo rally, ovvero le prove su strada hanno riammesso la presenza a bordo della vettura del navigatore. Questi dovranno rispettare le stesse disposizioni sanitarie previste per il primo conduttore. Una scelta che smorza le polemiche, ed il polverone sollevatosi sull’argomento e riconoscere l’equipaggio nella sua interezza come nella pratica della disciplina. Con un primo conduttore ed un secondo conduttore. Una scelta di buon senso, ma che va ad evitare qualsiasi fraintendimento che in futuro si sarebbe potuto creare, visto che nell’abitacolo di una vettura sulla strada sono è permesso sedersi al fianco di chi guida nel caso di familiari (l’oramai mitologica figura del congiunto), oppure nel caso dello svolgimento del proprio lavoro come per le forze dell’ordine. E’ stato autorizzato anche per tutti gli sport lo spostamento degli atleti tra le varie regioni, questo in vista della loro partecipazione a competizioni di livello nazionale ed internazionale, previa convocazione della Federazione di appartenenza. Un’altra decisione che va nello spirito del buon senso, che mette in evidenza il lavoro delle federazioni sportive per cercare di andare a chiarire quei punti d’ombra voluti da quei protocolli estremamente restrittivi, dettati da una macchina troppo farraginosa che si autoassolve con il protezionismo, ma in realtà ha paura di derogare e assumersi la minima responsabilità.