Il Francese non accetta il distanziamento alla partenza e rimedia 10 minuti di penalità ed a quel punto sbatte la porta e lascia la lotta, una decisione dura giustificabile ma non in tutte le sue sfaccettature, però a dargli una mano ci pensano della regia del rally, non contenti di avere imboccato una strada discutibile tornano indietro e concedono a tutti i top due minuti.
Il vicolo cieco al timone della gara lo hanno imboccato sin dal via quando si è deciso di fare partire i concorrenti ad un minuto di distanza, concedendo i due minuti solamente ai prioritari ACI1 (Ucci, Campedelli e Marchioro) e ACI2 (Hoelbling e Squarcialupi). Una decisione che se può avere un suo perché parlando di priorità mondiali, con quelle nazionali è assolutamente fuori luogo, sopratutto oggi che le regole per attribuzioni e rinunce sono discutibili. Come dimostra il fatto che tra i cinque prioritari non ci fosse proprio Stephane Consani nonostante il titolo CIRT 2019. Per non parlare di quelle internazionali (date di ufficio a squadre e non ai piloti) visto che Lindholm quest’anno ha battuto un secondo posto tra le R5 in Svezia. E’ evidente che con l’evoluzione dei rally negli ultimi venti anni la priorità è diventata cosa obsoleta, ed è quindi difficile da concepire come questa possa essere discriminante per concedere i due minuti per la polvere, oppure stabilire l’ordine di partenza iniziale, con il conseguente gap di aprire la strada. Ma sopratutto stabilendo questo principio per i due minuti è evidente che negli ordini di partenza rivisti in base alla classifica (nelle tappe oppure nelle sezioni successive) si attribuiscono i due minuti a piloti che possono trovarsi fuori dalla top ten. Se ieri nonostante qualche mugugno per la polvere non ci sono state lamentele pesanti, oggi con la polvere che sull’Alpe di Poti a tratti la faceva da padrona, le cose sono cambiate. Consani non c’è stato e si è preso i due minuti di forza. Al service seguente su di lui si è abbattuta la scure della giustizia sportiva, che ha estratto dal cilindro un bel dieci e nel dubbio se potessero essere secondi oppure minuti, ha pensato che 10 minuti potevano essere la giusta punizione. Abbastanza per mandare su tutte le furie il Francese che ha lasciato la sua auto al service, ed ha abbandonato la gara sbattendo la porta. Ma in questo festival dell’inequità sportiva al via del secondo round ai primi 18 concorrenti, quindi fino a Squarcialupi (diciottesimo in quel momento) vengono concessi i due minuti. Manco a dirlo per ragioni di sicurezza. Una mossa incomprensibile, che contraddice tutte le decisioni precedenti e se Stephane fosse rimasto in gara si sarebbe ritrovato la possibilità di ricorrere alla giustizia sportiva e vincere a mani basse. Perché se il principio precedente faceva acqua in fatto di equità, concedere a tutti i due minuti, per ragioni di sicurezza, è l’affermazione che la decisione di Consani di pretendere i due minuti alla partenza era giusta. Più che di ingiustizia si è trattato di uno schiaffo alla professionalità nella gestione della gara.