Dopo mesi di silenzi, risposte evase, ed un braccio di ferro economico giocato sapendo di avere il coltello dalla parte del manico, la Turchia a meno di un mese dalla gara cala le sue e si presenta con un percorso di appena 223 chilometri.
L’affair Turco, indipendentemente da come si vada a concludere, visto che in epoca covid-19 la parola fine si potrà mettere solamente domenica 20 settembre 2020, ad uscirne sconfitto su tutta la linea è lo sport. Dopo un tira e molla interminabile, tra organizzazione e promotore, dove al centro del contendere probabilmente c’erano questioni economiche, gli interminabili silenzi che hanno trasformato il fronte di Marmaris in un muro di gomma, alla fine hanno inciso in maniera importante sulla qualità della gara. Dei trecentonove chilometri dell’anno passato, ne sono stati sforbiciati un ottantina abbondante, riducendo così il chilometraggio totale ad appena 223 chilometri totali suddivisi in dodici speciali, spalmate su tre giornate di gara. La deroga concessa dalla FIA quest’anno per consentire aggiustamenti del percorso a causa restrizioni da coronavirus e agevolare le new entry i cui percorsi spesso erano inferiori ai 200 km, originariamente aveva fissato un tetto minimo di 250 chilometri, da applicare con flessibilità a seconda dei casi. Ma a quanto pare il segnale è stato interpretato come un liberi tutti, ed anche una gara come quella di Marmaris che in realtà per garantire il rispetto delle norme anti-covid anche più ristrette aveva bisogno di pochi aggiustamenti è andata ad operare un taglio selettivo sproporzionato. Le speciali sono state tutte utilizzate nelle due edizioni precedenti, la sforbiciata più grande è quella del venerdì, che viene ridotto a sole due speciali per un totale di venticinque chilometri, un format mai visto che teoricamente dovrebbe andare ad attenuare gli effetti dell’ordine di partenza. La tappa del sabato ripropone la stessa dell’anno passato con un paio di chilometri in meno, mentre la domenica alla power-stage di Marmaris è andata a sommare i trentotto chilometri della Cetibeli. Se da un lato si è riusciti a dare un plus valore alla domenica che volenti o nolenti con i due passaggi a Cetibeli diventa decisiva, il venerdì è davvero troppo misero. Per fare posto allo shake down mattutino e cercare di accorciare l’evento di un giorno, ridurre la tappa a un giro di 25 chilometri lascia molto perplessi.