SAN MARTINO RISTRETTO

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La cancellazione del primo passaggio sulla Val Malene riduce il chilometraggio totale della gara ad una settantina di chilometri, appena quarantadue minuti cronometrati troppo pochi per una gara del CIWRC che mette in luce in maniera lampante la questione chilometri, ma evidenzia anche tutti i limiti di quanto sta dietro ad una macchina organizzativa.

Quando ACI Sport ha accettato la richiesta di preparatori, noleggiatori che in qualche maniera hanno portato avanti un’istanza che era anche quella dei loro clienti e quindi dei piloti licenziati, ha rivisto al ribasso la forchetta del chilometraggio di ogni campionato, un agreement per chi corre ma anche per gli organizzatori, che non si può che condividere ma con i dovuti distinguo. Uno di questi è praticare un taglio che porti i chilometri al minimo e poi cancellare una speciale perché gli allestimenti risultano incompleti è inammissibile. Alba che l’anno passato aveva un chilometraggio vicino ai limiti minimi del CIWRC, ha fatto un taglio minimo cercando di mantenere il suo equilibrio, mettendosi così al sicuro da eventuali problemi (e relative cancellazioni) che possono sempre capitare. Il San Martino invece ha dato una sforbiciata di poco inferiore ai trenta chilometri, un taglio molto importante che impone obbligatoriamente maggiore attenzione alla prevenzione di eventuali problemi che portino all’interruzione di una speciale, ed eventuali cancellazioni. Abbattere completamente questi rischi è quasi impossibile, ma una mancanza nell’allestimento è ingiustificabile, indipendentemente dalla fortuita del caso. Perché è evidente che non si è assolutamente prestato maggiore attenzione alla prevenzione di questo genere di intoppi. Una mancanza che pesa maggiormente perché la titolazione rappresenta un carico di attenzioni e sacrifici più importante. Ma fermarsi a buttare una carrettata di responsabilità sui soliti organizzatori e chiuderla li non è completamente corretto, i costi di allestimento su una speciale si sono moltiplicati in maniera esponenziale: ambulanze, dottori, carri attrezzi, decarcerazione, comunicazioni radio e ufficiali di gara. Quasi sempre nel nome della sicurezza che però in molti soggetti non sembra andare di pari passo con la professionalità richiesta. Ed oggi forse sarebbe arrivato il momento di fare una attenta analisi dei costi, oramai al limite della sostenibilità, ed ottimizzazione delle funzioni di tutti i soggetti. Perché se è sacrosanto dire che ogni euro speso per la sicurezza è ben speso, andare avanti ad aggiungere costi su costi a fronte di rincari minimi all’utenza finale si arriva ai risultati attuali. Gare con pochi chilometri e boucle da ripetere all’infinito sino a quando la testa si morde la coda.

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