Considerato che quest’anno ad Alghero non saranno presenti i protagonisti del CIR e del CIRT quindi andrà via un’edizione del Sardegna senza (per usare un termine del canottaggio), essere riusciti a radunare una sessantina di equipaggi è un ottimo risultato che messo a confronto con i numeri del passato è più che positivo.
Anche il Sardegna nonostante il pesante marchio WRC, che spaventa gentleman, ed amatori, per i costi e per la durezza del percorso, si presenta al via dell’edizione 2020 con una sessantina di vetture. Un traguardo importante superiore alle edizioni dell’ultimo decennio, eccezion fatta per il 2019 dove è andato in scena il “Sardegna con” CIR e CIRT. Certamente siamo lontani anni luce da quando il WRC si chiamava mondiale rally e gli elenchi iscritti avevano una lunga lista di attesa, ma è evidente che questo è un problema che dovrebbe porsi in primis chi gestisce il campionato, che in questi ultimi anni punta ad aumentare i suoi numeri, ma di concreto non fa nulla per cambiare direzione. Tutto viene lasciato in mano alle singole federazioni, ma a provarci sono stati in pochi a parte il Montecarlo che ha cercato di motivare privati e gentleman, ma non è andato oltre un’ottantina di unità. Lo scorso anno ad Alghero si era toccata quota novanta, includendo i campionati CIRT e CIR, una trentina di equipaggi tondi, tondi che ovviamente non sono più presenti, ma chiedere questo sforzo in un anno difficile come questo non era certo possibile.