In Italia la cancellazione di un paio di appuntamenti ha sollevato più di un punto interrogativo, ma in realtà in molti paesi d’Europa se la stanno passando molto peggio a cominciare dalla vicina Francia dove le gare depennate da gennaio ad aprile sfiora già le venti unità.
Trarre un insegnamento da questi momenti complicatissimi per l’intero movimento sportivo sicuramente non è un esercizio facile, perché l’impressione è quella di un mondo che continua a guardare al futuro partendo dal proprio punto di vista, legato inevitabilmente a posizioni ed interessi precedenti alla pandemia. Tornando nello specifico al mondo delle corse su strada chi si illude, o ancora spera che nel 2021 non ci siano dei caduti è chiaramente scollato dalla realtà. Purtroppo si tratta di una selezione che non risponde a criteri legati alla qualità degli eventi, ma che si lega soprattutto alla volontà delle varie territorialità, ma questo non cambia la sostanza momento. Quella di una realtà difficile ma dove tutto sommato stiamo dimostrando di riuscire almeno a galleggiare, se alziamo lo sguardo oltre il nostro giardino ci si rende conto che in molti fanno fatica anche a galleggiare. Lasciando da parte quelle nazioni che, Gran Bretagna in testa, hanno chiuso le porte del motorsport on the road, ed a oggi non danno segnali di riapertura, la vicina Francia non se la sta cavando molto meglio. Ad oggi il calendario transalpino da gennaio a metà aprile ha già registrato ben 14 cancellazioni e 2 rinvii a data da destinarsi. Una situazione complicata dove è evidente la volontà politica del governo transalpino di non cercare una via per convivere con la pandemia, ed a prevalere è la politica del porte chiuse. Ma soprattutto lascia abbastanza perplessi la marginalità decisionale in cui è stata messa una federazione legata a doppio filo con il massimo organo del motorsport nondiale, che tra l’altro ha la sua sede principale proprio a Parigi.