In Italia continua il successo degli elenchi iscritti, ma se per l’asfalto bisognerà fare i conti al giro di boa della stagione, per quanto riguarda le gare su terra che ad oggi si concentrano in maniera quasi esclusiva su Raceday e CIRT i numeri dimostrano una tenuta ma soprattutto un ritrovato interesse per le strade bianche.
I freddi numeri ci propongono un secondo round a tutta terra del 2021 che va a scavallare quota cento equipaggi, con 92 vetture moderne e 17 storiche. Un paio di equipaggi in più rispetto alla prima del terra Valle del Tevere, che si è disputata a fine febbraio, un sorpasso tra virgolette merito delle storiche che nella gara di Radicofani ha potuto contare sulla validità per il titolo tricolore terra. Il termometro del Val d’Orcia è però estremamente interessante per fare una valutazione su questo anno di pandemia (ovviamente per quanto riguarda la terra) visto che l’edizione 2020 è andata in scena quando stava scoppiando il caso di Codogno, ma il lockdown nazionale che sarebbe arrivato una decina di giorni più in là era una cosa impensabile. Ed a impressionare sono i 92 equipaggi della gara targata Raceday, esattamente come l’anno passato, un numero in netto rialzo rispetto al 2019. La dimostrazione che i fondi sterrati in questi ultimi anni sono riusciti a trovare nuova linfa vitale, tra i ritorni di vecchie conoscenze e qualche giovane interessato a cimentarsi sui fondi a più bassa aderenza, i numeri sono tornati ad essere importanti. Un incremento sensibile arriva dai numeri del Italiano storiche terra, che comincia a prendere piede ed ha visto aumentare l’adesione delle trazioni integrali, che negli anni passati si erano mostrate diffidenti nell’affrontare i fondi sterrati. A questo punto sarà interessante vedere quale sarà la risposta nella massima serie tricolore, dove in passato c’è sempre stata un importante differenza quantitativa tra Raceday e CIRT. Ma con la riduzione dei chilometraggi nelle varie serie tricolori, la forbice tra i percorsi Raceday e CIRT si è ridotta di molto, ed all’Adriatico potremo pesare se la nuova onda del terra rimarrà alta anche nell’italiano.