La pandemia mondiale, l’incognita delle varianti del virus è tornata a complicare la vita alle frontiere, ed in molti paesi gli sport motoristici non riescono a ripartire, ma gli organizzatori del Kenya sia pure tra mille difficoltà sono riusciti a mandare in scena l’Equator Rally gara valida per il campionato africano, prova generale del rally Safari.
Nonostante le evidenti difficoltà del WRC a completare la stagione 2021 con qualche gara al di fuori del vecchio continente, il Safari non ha mai smesso di provarci, ed è pronto a fare l’impossibile pur di rispettare il suo appuntamento iridato. Ed a due mesi dalla sua data, oramai a ridosso dell’apertura delle iscrizioni, ha dato la risposta migliore riuscendo a mandare in scena l’Equator Rally, una vecchia prova del campionato Africano. La gara ha dato il via alla serie del continente nero, ma soprattutto è stata la prova generale del Safari, visto che il suo percorso è stato disegnato quasi interamente sulle speciali che faranno parte del tracciato WRC. Con una prima tappa (Equator Rally) che è andata a ricalcare nel dettaglio la seconda tappa di quello che sarà il Safari WRC. Mentre la seconda tappa era un collage di speciali della prima e dell’ultima tappa della gara mondiale. Un esame superato alla grandissima, nonostante le limitazioni che oggi sono presenti anche in Africa, ma anche per le difficoltà stagionali con numerosi acquazzoni che hanno proposto guadi e tratti estremamente fangosi. Alla partenza si sono presentati in 32 e ben 7 vetture di gruppo R5, un segno di vivacità del movimento rallystico Africano visto che dall’Europa nessuno ha osato avventurarsi nella trasferta Kenyota. Ad imporsi è stata la Volkswagen Polo R5 del pilota di casa Carl Tundo, che si è imposto in nove delle undici speciali della gara, raggranellando ben dodici minuti di vantaggio sulla Polo R5 del suo connazionale Rai Tejveer. Sul gradino basso del podio è riuscito a salirci la Mitsu dell’Ugandese Mangat che per pochi minuti è riuscito a lasciare la medaglia di legno al nostro Giancarlo Davite anche se oramai da anni batte bandiera belga. Ma a difendere il tricolore non poteva mancare Piero Canobbio (da anni trapiantato in Kenya), che ha chiuso la sua gara in dodicesima posizione. I distacchi molto importanti che si sono registrati, ed il fatto che solamente 18 equipaggi hanno raggiunto il traguardo (ben 14 si sono ritirati) è indice di un tracciato molto duro e impegnativo, destinato a fare selezione nonostante non abbia più nulla a che spartire con il Safari di un tempo. Anche le medie sono lontane da quelle degli interminabili rettilinei che tagliavano la savana, Tundo ha chiuso la sua prova alla media di 80 Km/h, questo porta ad ipotizzare una media con una decina di chilometri orari in più per le più performanti WRC plus.