FUTURO, TRA CHILOMETRI E FORMAT

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Il ritornello da un anno a questa parte, ma per certi versi lo era già prima è quello dei chilometri che mancano nei campionati tricolori CIR in testa. La fredda analisi dei numeri però dà ragione a chi ha voluto ridurre i chilometri, ed è difficile immaginare si ritorni ai chilometri che c’erano prima della pandemia, ma un inversione di rotta sui format restituendo libertà decisionale ..

Aggiungerci al coro di chi invoca più chilometri nel CIR e nelle altre serie tricolori, riteniamo sia una cosa che va contro le richieste reali del mercato italiano, la realtà va guardata in faccia senza fare buon viso a cattivo gioco. Basta guardare gli elenchi iscritti di una gara come il Targa Florio, in un’isola dove la passione per i rally è sempre più viva che mai, il fatto che la versione Targa CRZ ha raccolto più consensi di quella CIR, nonostante una differenza di soli trenta chilometri la dice lunga sulla realtà che bisogna avere il coraggio di guardare in faccia. Ed oramai è sempre più evidente lo scollamento tra cosa si dichiara, o se vogliamo tra la propria gara ideale e la realtà dei fatti, ovvero cosa ognuno può permettersi. Qualche chilometro in più nelle gare CIR ci starebbe bene e passare dai 100 massimo ad un range tra i 100 e 120 non sposterebbe di molto l’ago della bilancia, differenziando i due campionati maggiori.  Quello che però crediamo sia lecito chiedere con forza alla federazione è una maggiore libertà sui format; se qualche organizzazione ha il coraggio e la volontà di mettere in piedi una gara con un chilometraggio dai 150 ai 200 (sulla falsariga del format ERC) possa farlo liberamente. Ma soprattutto possa uscire da quel format tre per due, oppure tre per tre su cui ci siamo appiattiti. Liberi di ritornare ad utilizzare delle speciali lunghe inserite nel percorso come più si ritiene opportuno, ed ovviamente queste scelte non siano ritenute discriminatorie per restare nel CIR o un altro campionato. Una scelta necessaria per guardare avanti e ristabilire un principio di meritocrazia, che non può solo appiattirsi verso il basso. Una decisione coraggiosa perché provocherebbe un sacco di lagnanze da chi spinge per avere chilometraggi contenuti e teme perdere iscritti, ma al tempo stesso vuole imporre uno stampo uguale per tutti, temendo chi vuole fare altre scelte. La libertà di format è una scelta che funziona, anzi guardando all’estero e non solamente questa o quella gara, a secondo di quale sia propedeutica per sostenere la propria tesi, sono molte le gare nazionali di un giorno con un centinaio di chilometri. Campionati dove convivono tutti i tipi di gare, la ricchezza dei rally non sta in cento o duecento chilometri, ma nel sapere esaltare territorio e strade valorizzandoli nella maniera che si ritiene migliore e più consona.

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