Nonostante tutti i problemi logistici e di viaggio la nuova avventura africana targata Safari è riuscita a superare di slancio ogni tipo di difficoltà a cominciare da chi tra commissione e promotore a dicembre continuava a sfornare un calendario ogni due giorni dove il primo ad essere venduto era proprio la gara kenyota.
A pochi giorni dal via di Naivasha all’aeroporto di Nairobi sono arrivata alla spicciolata tutti i protagonisti del WRC: dagli equipaggi alle squadre, ed hanno cominciato a famigliarizzare con una realtà nuova per molti. L’ambiente è sicuramente qualcosa di particolare con il quale il WRC aveva perso confidenza causa un campionato sempre più eurocentrico, ma sembra abbastanza fuori luogo tutto il mistero che avvolge la gara. Chi ha vissuto le ultime edizioni del Safari, sa che si tratta di una gara sulla falsariga delle ultime edizioni che si sono svolte nei primi anni 2000, ma a differenza di allora le speciali si sono ancora accorciate e di molto, passando ad un format identico a quello delle altre gare. Per cui c’è da scoprire il fondo, i tratti trabocchetto con terra e polvere vulcanica, il clima non si annuncia torrido, ma potrebbe proporre delle temperature simili alla Sardegna e quindi complicare l’equazione gomme, che a Porto, ed Olbia tanti grattacapi ha dato ai concorrenti. Di sicuro saremo ad anni luce dai leggendari Safari che portavano la carovana da Nairobi a Mombasa e ritorno. Tutto sommato saremo però lontani anche dalle ultime edizioni mondiali dal 1998 al 2002 quando si è cominciato a correre con delle vere e proprie speciali, socchiuse al traffico; una quindicina di prove per un’migliaio di chilometri cronometrati. La sesta gara del WRC, in un mondiale che sino ad oggi ha proposto due gare dove non si è mai corso, ed il Safari che ritorna dopo una ventina d’anni di assenza. Tra i grandi punti interrogativi c’è la chiusura delle speciali, che nelle gare africane è applicata in maniera abbastanza blanda, ma tra gli aspetti che più hanno impressionato c’è un elenco iscritti che è arrivato a quota 55 attirando quasi tutti i piloti locali, che non hanno voluto mancare il grande ritorno della gara di casa. Quello che mai si era visto in questi ultimi anni di mondiale è la determinazione dell’organizzazione e delle autorità politiche, che hanno messo il rally sopra tutto e sono riusciti ad avere la meglio sulla marea di problemi che ancora oggi paralizzano i viaggi a lungo raggio.