La scorsa settimana siamo entrati nello spinoso argomento dei format che in una ventina di anni hanno letteralmente stravolto la natura di molte gare, privandole di quella fantasia che le rendeva uniche e soprattutto nella maggioranza dei casi le ha trasformate da grandi eventi nazionali o interregionali ad appuntamenti locali.
Dai rally mondiali a quelli nazionali ci sono alcune gare che negli anni non hanno cambiato più di tanto la loro sostanza, nate con dei format già molto simili alla margherita si sono semplicemente adattate nei chilometraggi. Ma se per certi versi alcuni cambiamenti erano inevitabili, un adeguarsi ai tempi, ed al contesto storico, in cui si vive su altri si è andati abbondantemente oltre. Questo vale per tutte le manifestazioni dal mondiale alle gare nazionali, che oggi risultano tutte maledettamente appiattite sullo stesso format. Ma se il WRC con i suoi tre giorni di gara sia pure sempre più a fatica riesce a proporre una tantum qualcosa di differente, il panorama nazionale ha chiuso i ponti con tutto, richiudendo i rally in un recinto sempre più ristretto. Una sorta di camicia di forza che ha imbrigliato tutto e tutti, prima con tutte le speciali sempre rigorosamente in replica. Quando queste sono però cinque o sei, almeno si riesce ancora a dare un po’ di varietà. Ma oggi il tre (speciali) per due (ripetute due volte), ma soprattutto il tre (speciali) per tre (ripetute tre volte) sta rischiando di portare alla morte per asfissia gare e campionato. Così facendo si mortifica il senso e l’importanza di una serie, riducendo una gara di campionato nazionale a poco più poco meno di una trentina di chilometri di prova speciale. Poco conta se ripetute tre o quattro volte, parlando di casa nostra la base di speciali di un CRZ non può o non deve essere la stessa del CIR, ed a definire il livello della gara è il numero delle repliche. In un momento difficile come la pandemia si è fatto di necessità virtù, ma non si può pensare di guardare al futuro nella stessa prospettiva emergenziale, questo non vuole dire imporre più chilometri oppure altri formati, ma semplicemente tornare a dare libertà alle varie organizzazioni di costruire i loro eventi nella maniera che più credono opportuna. Il tre per tre ha sicuramente una sua economicità, ma anche tanti contro, a cominciare dall’impatto territoriale quello di gare troppo concentrate che moltiplicano i disagi di chi si vede bloccato dal mattino alla sera in casa. Ma soprattutto si restringe l’impatto economico della gara sul territorio e questo alla lunga può essere molto penalizzante. Nell’immediato i budget sempre più striminziti possono tirare il fiato, ma si riduce in maniera importante anche la base da cui si può attingere risorse e ci si avvia verso delle gare dove a coprire il budget saranno esclusivamente le iscrizioni. Oggi al CIR per guardare al futuro non servono imposizioni, ma ritornare ad allargare la forbice dei formati, in maniera da dare la possibilità a chi vuole di costruire una gara differente possa farlo, ed un mix tra le speciali in replica e un formato in linea potrebbe essere una bella soluzione, almeno per chi è disposto a scommetterci.