SPA IL WRC CIRCUIT AFFONDA

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Ad aprire la strada all’idea del WRC in circuito è stata Monza alla fine del 2020, un’operazione che comunque andasse sarebbe stata un successo perché ha dato al WRC la settima gara nel pieno della seconda ondata pandemica. Da quel momento Matton ed altri sembrano essersi innamorati di un format tutt’altro che scontato e Spa è risultato un mezzo flop.

In tutta onestà l’entusiasmo per la formula WRC in circuito in particolare nel caso di Monza 2020 ci è sempre risultata molto difficile da comprendere. Dalla parte dei suoi detrattori, ma soprattutto dalla parte di FIA e Promoter che ne hanno decantato il format senza comprenderlo sino in fondo. A fine gara da italiani non potevamo esimerci dal fare i complimenti ad una federazione che in un anno così complicato era comunque riuscita a portare in Italia ben due gare del WRC. Ma se le autorità sono state fondamentali per avere la gara a calendario, a decretarne il successo come manifestazione è stato lo staff della Sardegna capitanato da Turittu, che ha preso una kermesse l’ha rivoltata come un calzino e ne ha tirato fuori qualcosa di completamente diverso. Tante sono le speciali che si pestavano i piedi con il dentro fuori dal circuito di Monza, ma con continui cambi di superficie e aderenza, in grado di regalare uno spettacolo esaltato dalla pioggia, ne è uscita una gara vera ed impegnativa. Per non parlare della tappa del Selvino, prove speciali vere che nulla avevano a che fare con il cliché circuit, se non perché all’interno dell’autodromo c’era l’intera base del rally dal service al quartier generale. La formula belga invece non è stata così ricercata, d’altronde l’operazione Spa serviva per regalare una tappa ad un’altra regione del Belgio legata territorialmente all’automobilismo ed anche ai rally. Per cui le speciali iniziavano sulle strade di campagna limitrofe al circuito, nel quale si entrava per la seconda metà delle due speciali, un tracciato che però è risultato molto rotto sulle strade strette di campagna e senza mordente all’interno del circuito dove si giocava per una manciata di chilometri tra il tracciato di Spa e le strade di servizio asfaltate interne al circuito. Coefficiente spettacolo ridotto ai minimi termini, soprattutto quando nel finale della power stage si entrava su una piccola porzione di terra che fa parte del circuito di rallycross, ma che in pratica è stato rivisto allestendo una sorta di piazzalata su fondo sterrato, che anche dal punto di vista spettacolare diceva poco o niente. Speciali nel complesso bruttine televisivamente, ed ancora peggio dal vivo, con una parte finale in circuito dove non si esaltava lo spettacolo e tantomeno la struttura, ed anche se gli spettatori non sono mancati, l’effetto telecamere rendeva una desolante immagine di circuito semi deserto, se non nelle due tribunette di arrivo. Anche in questo caso parlare di rally circuit solo perché la gara ha proposto due fine prova a Spa è forviante, è però molto chiaro che il futuro dei rally non è in circuito a meno che non si faccia come a Monza, puntando a fare un rally vero e non solamente una kermesse in circuito.

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