YPRES SENZA MAGIA

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Tante sono le critiche che nei giorni seguenti ad Ypres sono piovute sulla gara Fiamminga, sotto il fuoco principalmente il suo percorso fatto di lunghi rettilinei e tratti veloci spezzati da continui bivi a novanta gradi, strade strette sporche e con tanti fossi. Ma questo fa parte della bio diversità del WRC, l’unica pecca vera è stata la mancanza della magia di Ypres.

Le critiche ricevute dalla gara belga da un certo punto di vista non sorprendono, perché si tratta di un asfalto e strade molto particolari, tipicamente agresti che tagliano le campagne attorno ad Ypres. Certamente chi è abituato alle varianti dell’asfalto proposte dalle speciali dello stivale italiano, può avere trovato quel particolare tracciato insipido, ma non bisogna dimenticare che ogni gara, ogni paese propone delle peculiarità diverse, ed è proprio questa diversità che fa grande il mondiale. Sull’organizzazione c’è poco da dire, collaudata sotto tutti i profili le sbavature sono state pochissime ed anche l’affluenza del pubblico, soprattutto sulle speciali del sabato, è stata decisamente importante, in linea con una gara mondiale. Non bisogna dimenticarsi che il tema pubblico è ancora fortemente penalizzato dalle regole sanitarie: contingentamenti di biglietti e pass, con zone preassegnate che hanno reso impossibili molti spostamenti da una speciale all’altra, ed in primis i problemi alle frontiere tra green pass ed altre regole in continua evoluzione. Ma torniamo a quel percorso che abbiamo definito insipido e piatto, che abbiamo imparato a conoscere negli anni Novanta, sull’altro piatto della bilancia però c’era la magia unica di questa gara, che aveva sempre il sopravvento. Allora le assistenze erano itineranti e nella piazza della cattedrale ci si tornava solamente per i riordini e i parchi chiusi, ma le squadre principali avevano tutte delle ospitality e si respirava per tutta la giornata aria di rally. Una sorta di villaggio rally che però si amalgamava con la piazza, riempiendo bar e brasserie, regalando una botta di vita a tutta la cittadina. Per non parlare dell’arrivo in notturna, con un fiume di gente ad applaudire i concorrenti sul podio finale, ed una ressa da grande concerto nella piazzetta in pavé dietro la cattedrale (dove era posizionato il parco chiuso) per vedere i tondi che regalavano un po’ tutti i concorrenti. Un’atmosfera magica che ti portava a Ypres anche l’anno dopo e l’anno dopo ancora, magia che è stata la grande assente di Ypres WRC, standardizzato come da protocollo qui si, qui no, ecc.. . Una storia che nel mondiale si ripete oramai da troppi anni e che le zone a bassa, ed alta densità effetto pandemia hanno peggiorato esponenzialmente. Lasciando da parte la passione pura, parlando di business è difficile credere che con un centro città difficile da raggiungere per il pubblico, tutto il park transennato e off-limits, gli affari di brasserie e bar non si sono certamente impennati, anzi .. . Un aspetto che a torto in troppi stanno perdendo di vista.

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