Il penultimo round del campionato transalpino è stato fermato dall’allerta meteo arancione sulla regione du Gard, punteggio dimezzato ma soprattutto tre quarti di gara cancellati dalla prefettura una bouclé dopo l’altra. Una dimostrazione pratica che certe decisioni non sono solamente una prerogativa italiana ..
La classicissima di autunno di Montpellier, si è conclusa alla fine della prima bouclé, appena quarantaquattro chilometri di speciale, esattamente un quarto dell’intera gara. La forte perturbazione che si è abbattuta sulla regione ha portato l’allerta meteo a livello arancione, ed il perdurare delle piogge ha portato la prefettura du Gard a revocare (in meno di ventiquattro ore) tutti i permessi. Dopo avere cancellato la bouclé del venerdì pomeriggio, in serata è stato cancellato anche il primo giro del sabato mattina e ieri con una gara oramai mutilata è arrivato lo stop finale. I concorrenti hanno così lasciato il parco chiuso per andare direttamente alla pedana finale dove Bonato ha festeggiato una vittoria monca, a punteggio dimezzato. Una delle speciali del sabato a causa delle piogge risultava inagibile, ma allerta a parte, la situazione non è mai risultata realmente critica, sicuramente dal punto di vista dell’agibilità delle strade lo scorso anno a Sanremo è andata molto, molto peggio. In Italia quando si verificano situazioni del genere, l’ondata delle polemiche travolge tutto e tutti, spesso in memoria di altri tempi dove non esistevano stati di allerta e si andava avanti sempre, a meno di reali disastri. Cosa è successo al Criterium des Cevennes 2021 è la dimostrazione che oggi il mondo è cambiato e le regole sono le stesse un’po’ dappertutto. Il peso delle responsabilità, che al minimo errore porta a lapidazione mediatica su pubblica piazza, inevitabilmente porta alla revoca di tutti i permessi e ad uno stato di allerta massimo. Giusto o sbagliato che sia questo è uno degli effetti della modernità. Una situazione che ha riportato alla memoria il Criterium del 1994, quando l’alluvione che fece disastri nel basso Piemonte, prima di raggiungere l’Italia travolse anche la Francia e portò all’esondazione dell’Herault il fiume al centro delle vallate dello Cevennes. La città di Ganges uno dei centri nodali del rally (riordini, ecc..) fu invasa dall’ondata di piena e molte strade tra trasferimenti e speciali riportarono danni. Ma con un incredibile lavoro di taglia andò in scena una gara di un ora e cinquanta minuti, cosa che oggi è impossibile anche in Francia. Un disastro vissuto sul campo in prima persona, in anni dove il telefonino era un oggetto per pochissimi, ed ancora più incredibile era stata la risposta del pubblico che allo Cevennes è sempre stato una parte importantissimo di quella gara.