La gara svedese si avvia verso il suo debutto ad Umeà, una prima che non sembra essere nata sotto una buona stella e potrebbe complicarsi ancora di più. Con un’organizzazione che si è spostata a nord per trovare ghiaccio e neve, ma che nella scelta della nuova location sembra avere prestato attenzione solamente agli aspetti economici.
Il rally di Svezia volta pagina; uno dei monumenti della storia del mondiale si è visto costretto ad abbandonare il Varmland, la regione dove è nato quando i rally non erano ancora prove di velocità pura. Abbandonata Karlstad e la sua regione, con un’organizzazione che ha lottato sino all’ultimo per rinviare la partenza, è scattata la ricerca alla base ideale, l’accento nella ricerca del nuovo baricentro è stato messo sulla recettività, uno dei grandi problemi di quando ci si sposta a nord. L’impressione però è quella che a farla da padrone sia stata la ricerca di un budget adeguato, quello che in passato spesso aveva già fatto tremare la gara a cavallo del nuovo millennio. In pratica si è creata una sorta di asta al rialzo tra le tre principali candidate: Ostersund, Umea e Lulea. Non a caso chi è andato a fare i test dalle parti di Ostersund, un po’ di fastidio nei confronti di questa scelta traspariva, comprese le critiche per un percorso più piatto e con meno neve a bordo strada. Ma in realtà i conti andavano fatti anche con la territorialità che non sembra avere digerito a pieno l’appuntamento del WRC. La cancellazione di qualche giorno fa della speciale di Ortrask, venti chilometri e mezzo da ripetere per due volte, ha dato una bella sforbiciata ad un tracciato che è precipitato a 265 chilometri cronometrati. Quattordici in più di un Arctic in versione WRC Last Minute, sempre non arrivino altri colpi di mannaia. La giustificazione delle renne, fa veramente sorridere perché la speciale è una delle due che a metà dicembre non aveva ancora un accordo tra i proprietari dei terreni e gli organizzatori. A questo punto è evidente che l’accordo raggiunto era da ratificare e così a pochi giorni dalla gara le renne che li erano e li sono rimaste sono diventate la scusa per diniego del passaggio, ma in realtà i problemi sembrano ben più complessi rispetto a quelli legati agli attraversamenti di allevamenti con branchi di animali allo stato brado. A partire dal ripristino strade, che sulla terra ghiacciata nel caso di un passaggio non rappresenta un problema importante, ma le repliche di problemi potrebbero crearne molti. Non è un caso che in molti rally nordici non si va in replica, l’Arctic nella sua versione classica propone ben 220 chilometri di speciali con la sola speciale spettacolo di Rovaniemi (una manciata molto scarsa di chilometri) che è andata in replica. Ad aiutare il ghiaccio a consumarsi contribuiscono le temperature che a fine febbraio salgono, e per i tre giorni di gare le massime previste sono intorno allo zero, sicuramente non il massimo per delle vetture potenti, pesanti e con chiodi da 7 millimetri. Ed ultimo gap è il pubblico, un’incognita esclusivamente locale perché rispetto a Torsby i chilometri raddoppiano rispetto alla popolosa area di Stoccolma, e soprattutto da quella di Oslo, presenza che dagli anni duemila è stata strabordante.