TOUQUET NUMERI STELLARI, MA ..

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Per il secondo anno consecutivo il Rallye del Touquet fa il pienone 194 iscritti due in più dell’anno passato, numeri che meritano una attenta analisi per cercare di capire il fenomeno Francia, senza semplificazioni o gettando la palla sulla tribuna federale perché, sparare sulla croce rossa può raccogliere like ma non fornisce risposte o soluzioni per migliorare.

L’anno passato il Touquet ha sfondato quota centonovanta, un record che aveva trovato una sua risposta nella prima gara dopo una lunghissima pausa causata dalla pandemia, ma quest’anno la gara del profondo nord ha concesso il bis, aggiungeremmo con una certa sorpresa. A differenza del Mont-Blanc che da sempre sforna numeri pirotecnici, nell’ultimo decennio dalle parti di Touquet gli elenchi iscritti stazionavano sulla media delle centoventi vetture e correndo a ritroso nei dieci anni che portano al duemila si parlava di una trentina di unità in più, ma nulla come in questi ultimi due anni. Ad impressionare non sono i numeri del Campionato Francese, novantasette vetture dove però a farla da padroni sono i monomarca con il Trophy France Tarmac (ben trentanove vetture) e la Stellantis Cup France (ventiquattro vetture); questo significa che nella serie Francese tra i pretendenti ai vari titoli, assoluto, amatori, due ruote motrici ecc .., si parla di una trentina di vetture. Numeri più o meno in linea con quelli del resto d’Europa, vettura più vettura meno. A fare la grande differenza è quel centinaio di vetture locali che per partecipare non ha bisogno di una gara short, come in Italia ma ha scelto di misurarsi in una gara di ben 210 chilometri cronometrati. Quelli che da noi i nostalgici invocano a gran voce, che molti piloti guardano con lo sguardo sarebbe bello ma .., dai quali però tutti scappano, appena di chilometri se ne aggiungono appena una ventina. Un parco vetture con gruppi A, ed N in quantità industriale, tutte omologazioni scadute con qualche gruppo F, che però non ha più nulla a che vedere con quel gruppo di prototipi che spopolavano negli anni Novanta. È quindi evidente che stiamo parlando di un parco macchine tendenzialmente di proprietà, che da noi è al limite dell’inesistente sia sui gruppi R meno recenti (R2 e R3), ma anche sui gruppi A ed N. A favorire questo afflusso sicuramente influisce la tassa di iscrizione ridotta per i possessori di licenza di quella regione che scende a € 750, un prezzo davvero invitante per chi voglia affrontare una gara del campionato nazionale, con settanta anni di storia. Ma la differenza più grande a raggiungere quei numeri, non può certo farla una carta da cinquecento, o meglio la può fare se abbiamo una vettura di proprietà che si usa una tantum dove non c’è un costo a chilometro, ed anche se il budget è tiratissimo una volta finita la gara la si può posare in garage e rinviare qualsiasi rialzo a data da destinarsi. Quindi quei 500 euri pesano moltissimo, al contrario su una R3 a noleggio sono una goccia in un mare che comprende anche un assegnuccio chiamato franchigia, che una tantum viene inevitabilmente intaccato.

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