Da quando i rally sono rally, non c’è regola più discussa (nelle gare su terra) di quella sull’ordine di partenza. Ma stavolta non si tratta delle intemerate di Sébastien Ogier. I fastidi vengono espressi sottotraccia ma con insistenza anche in Italia, dove nelle gare su terra vige ancora la regola della ripartenza in ordine di classifica dopo ogni riordino.
Una regola pensata per tenere vive le gare, ma che con rally così corti rischia di condannare chi parte fra i primi. Una situazione che a molti inizia a pesare.
Lo si è visto anche lo scorso weekend, al Rally della Val d’Orcia: nella prima prova speciale i più tartassati sono stati Paolo Andreucci e Alberto Battistolli, primo e secondo a partire e a fine prova terzo e quarto dietro a Giacomo Costenaro e Jader Vagnini. Più di tutti ha pagato Enrico Oldrati, tredicesimo dopo essere partito per terzo e poi sesto assoluto a fine gara. Se nella ripetizione i livelli sono stati un po’ riequilibrati (Battistolli ha tolto 25” in 13 chilometri, Andreucci ha tolto 20”), lo stesso problema si è ripresentato all’indomani con Battistolli a partire per primo a Radicofani e a pagare 14” ad Andreucci, partito per secondo. Nessuno in campo gara si è lamentato dell’ordine di partenza, anzi. Battistolli ha spiegato di aver corso con tutta l’irruenza possibile il primo giro della domenica ma di aver pagato la poca trazione nei tornanti pieni di ghiaia, mentre Andreucci sul palco si è limitato a fare i complimenti a quel ragazzino che aveva provato a fargli lo stesso scherzetto di novembre, al Coppa Liburna.
Ma se nessuno in pubblico si lamenta, c’è un certo lavorio per rendere il più breve possibile la vita di questa norma. Cosa succederebbe nell’Italiano terra se l’ordine di partenza fosse diverso? Le ipotesi messe in campo da team e piloti, esasperati dalla consapevolezza di dover andare a tutta fin dalla prima speciale pena il rischio concreto di perdere tempo preziosissimo, sono diverse: c’è chi chiede di adottare il modello dell’Europeo, con la qualifying stage che permette di scegliere l’ordine di partenza affidandosi alla velocità nello shakedown, e chi chiede di continuare col sistema attuale ma cambiandone la filosofia: si propenderebbe insomma per l’inversione delle prime 10 posizioni a ogni riordino, lasciando sostanzialmente inalterato il resto dell’ordine di partenza.
Di sicuro, sono sempre di più i piloti a cui il sistema attuale inizia a stare stretto.
Niccolò Budoia