Il terzo round ERC alle Canarie ha evidenziato una serie di decisioni nella conduzione della gara che hanno messo in luce spunti interessanti, in particolare la volontà di non tirare colpi di spugna alla prima avversità. Altri però quantomeno discutibili come l’assegnazione dei tempi imposti, classifiche che continuavano a cambiare in base a decisioni prese un tanto al chilo.
Prima di passare alle note negative è giusto rimarcare la vera nota positiva, una direzione gara che nelle due speciali interrotte, la prima a causa di Wagner (speciale 3) e poi di Grzyb (speciale 9) che hanno ostruito la sede stradale, ha sempre cercato di fare ripartire le speciali. Nel caso dell’austriaco il tentativo è andato a vuoto, bloccato su una cresta montuosa distante da dove erano posizionati i mezzi per rimuovere la vettura dopo una ventina di minuti, ed il problema ancora da risolvere, non poteva che arrivare la cancellazione. Al contrario l’uscita del polacco si è registrata in una delle prime curve, l’intervento del carro attrezzi non è stato semplice, ed ha richiesto una ventina di minuti, ma appena concluso il recupero la prova è stata fatta ripartire immediatamente. Cosa che in Italia è quasi impossibile da vedere, ma anche nel WRC andare oltre è oramai diventata prassi, imperativo in quest’ultimo caso i tempi televisivi; mentre nel caso Italia vige il non cercarsi rogne. Uno spirito quello osservato alle Canarie che dovrebbe tornare ad animare la direzione di tutte le gare. Nel primo caso però si è innescata una serie di decisioni per l’assegnazione dei tempi imposti che ha mandato in tilt tutte le classifiche, che sono continuate a cambiare sino a gara finita. Ed anche a quel punto qualche perplessità (sia pure marginale) resta, come il ritardo nella classifica finale di Wagner quaranta minuti invece di cinquanta (viso che cinque sono le speciali che non ha disputato). I regolamenti in questi casi sono quasi sempre interpretati a braccio e non alla lettera, in maniera di evitare inciampi maggiori. Con quattro vetture regolarmente al traguardo e tra i pretendenti al successo il più penalizzato nella battaglia di testa Nil Solans, nella maggioranza dei precedenti aiutandosi con le prestazioni del secondo passaggio si andava ad aggiustare il caso dello spagnolo e altre eventuali anomalie, come quelle legati alle varie classi. Invece si è deciso di andare ad assegnare a chi non è transitato il tempo realizzato nella replica pomeridiana, oltretutto nemmeno in tarda serata a fine prima tappa, ma alle 11.00 del sabato mattina a seconda tappa in corso. Il tutto un tanto al chilo, visto che la regola dice di riferirsi al tempo del secondo passaggio, è stata sfornata una tabella con l’assegnazione di una cinquantina di tempi differenti. Il tutto senza analizzare la gara e cosa stava succedendo, così Campedelli si è ritrovato una bella mezza minutata di ritardo per la toccata rimediata nella replica. Era palese che dietro a reclamo si sarebbe rimediato, ma farlo alle 21.10 a gara abbondantemente finita, trascinandosi per un intera tappa una classifica falsata non è il massimo. Noi abbiamo citato quello di Simone non perché italiano, ma perché il più evidente, ma di storture non c’era solo questa. I tempi imposti flessibili permettono di aggiustare molte situazioni spinose, ma abusarne è una pericolosa arma a doppio taglio.