In Portogallo il WRC3 Junior a tutti gli effetti l’erede del WRC Junior che pur cambiando veste ha tenuto banco dall’inizio del nuovo millennio ad oggi, ma nelle ultime due stagioni tutto avanti ha dimostrato di avere il fiato sempre più corto, e l’ingresso delle rally3 non sembra avere dato nuova spinta ad una serie sempre più in difficoltà nella raccolta dei consensi.
A distanza di una settimana le due maggiori serie internazionali dedicate ai giovani si sono confrontate in un parallelo tutto iberico, con la serie continentale ERC4 Junior che è riuscita a raccogliere ben quattordici vetture, con alcuni dei nomi più interessanti emersi in questi anni nelle varie serie nazionali. Una formula con un premio finale allettante, ed una partecipazione aperta a tutte le Rally4 omologate, un campionato strutturato in maniera ideale per fare da premio ad eventuali monomarca nazionali. Dall’altra invece troviamo il WRC3 Junior, un campionato che ha visto il passaggio dalle tutto avanti alle quattro ruote motrici light, ovvero le Rally3. Una scelta interessante, ma per il resto la serie è rimasta ancorata alla sua formula monomarca, con mono fornitore, che fatica sempre più a raccogliere consensi. Con il cambio di vettura sono aumentati anche i budget e questo ha dato un ulteriore colpo di freno alla partecipazione. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno i sette junior iscritti al via in Portogallo, sono sempre uno più rispetto ai sei che nel venti ventuno erano rimasti in gara nelle ultime due gare (Ypres e Catalunya). Ma la realtà risulta leggermente distorta dal fatto che due presenze: Sami Pajari e J.Baptiste Franceschi non sono presenti per una loro scelta ma per riscuotere il premio vinto l’anno passato. Pajari in qualità di vincitore del WRC Junior e il francese in virtù del titolo ERC4 Junior. Gli altri cinque hanno già tutti una militato nel WRC Junior e l’unico giovanissimo è l’estone Robert Virves, ventidue anni a luglio. Con il Portogallo il WRC3 Junior supera il giro di boa e forse sarebbe il caso di cominciare a pensare a qualche formula in grado di ravvivare la serie, perché se si continuerà su questa strada il rischio coma è dietro l’angolo. I nodi principali sono legati al budget e alla mono gestione, una formula che non coinvolge i preparatori ma li esclude. Dimenticandosi che anche questi sono clienti e più vetture iscritte significa più ricambi. Di sicuro con pochi iscritti è difficile avere un premio allettante, ed il fatto che tre dei vincitori dello Junior da quando è marchiato M-Sport (2017), non abbiano un programma la dice lunga sulla propedeuticità e l’interesse della serie.