Il successo di Loeb al Montecarlo aveva fatto sbilanciare gli estimatori di M-Sport e del nove volte campione del mondo nel mettere nel novero dei protagonisti di questa stagione le Ford Puma, ma nella prima sulla terra la formazione dell’ovale blu, con il passare dei chilometri è letteralmente franata su una marea di dettagli trascurati.
Una gara non può fare primavera, secondo noi però non l’ha fatta il Montecarlo, ma nemmeno il Portogallo, perché la gara e i valori messi in vampo vanno analizzati dal primo all’ultimo chilometro e nella prima tappa non è stato certamente tutto da buttare, anzi la vettura è riuscita a mettere sulla bilancia delle prestazioni di tutto rispetto e non solamente con Loeb. Dopo il Montecarlo ad andare a scratch sono stati solamente Breen in Svezia e Loeb nel primo giro sull’Arganil. Un scratch che ha proiettato Seb al comando provvisorio della generale, ma nella speciale seguente con una sbavatura a inizio prova ha strappato la sua posteriore destra, ed ha così dovuto issare bandiera bianca. Sia pure con una quindicina di secondi di ritardo, nonostante qualche problemino ed una prima bouclé con il pieno di polvere nell’abitacolo Breen resta nel gruppetto dei primi, ma prima una foratura, poi l’ibrido e l’elettronica lo hanno fatto sprofondare a quasi due minuti dai primi. I problemi continuano e a fine seconda tappa è sesto ma a quattro minuti. Nel finale però un problema ai freni gli fa perdere due posizioni e altri tre minuti; la prima Puma al traguardo è così quella di Pierre Louis Loubet settimo a quasi sei minuti dai primi. Il corso è stato autore di una bellissima prima tappa, partire dietro gli ha dato una mano, ma a differenza di molti altri è stato bravo nel capire che con quella strada non poteva permettersi di alzare il passo, ed è riuscito a fare segnare due secondi e un terzo tempo di speciale; ma quando aveva un il podio virtuale nel mirino un escursione fuori strada gli ha fatto perdere la terza piazza. Di li in avanti anche lui ha cominciato a fare di conto con noie e problemini che hanno sommato minuti su minuti al suo ritardo. Nono assoluto un anonimo Fourmaux, lui di acuti non ne ha fatti, ma dopo i disastri delle prime tre gare l’imperativo era partire con un passo accorciato e raggiungere il traguardo. Greensmith abbandonato nella seconda tappa da una sospensione in trasferimento ha concluso la gara in diciannovesima posizione, pensare che a fine prima tappa era saldamente in quinta posizione a un minuto da Evans, ma a quindici secondi dal podio virtuale, da l’idea di quanto sia stata frustrante anche la sua corsa. Una prima tappa durissima ha messo a nudo la realtà di una squadra fallimentare nella metodologia di lavoro, troppi piccoli problemi, che con lo stress di un percorso durissimo più che emergere sono diventati una valanga che ha travolto tutto e tutti. La squadra ha un pensiero Loeb centrico e sicuramente presta poco orecchio a quella che dovrebbe essere la sua prima guida, ma fare affidamento su Seb presente a spot serve a poco o niente. Dopo la preparazione specifica per il Monte non ha più guidato la vettura se non per una giornata in vista del Portogallo, e questo non fa certo crescere la vettura. Tra i tanti dettagli trascurati quello della polvere negli abitacoli è un esempio lampante di una metodologia di lavoro superficiale.