UN SAFARI SOLD OUT

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Tante cose ci si poteva attendere dal Safari, ma di trovare a bordo strada migliaia di fans e spettatori radunate nei pressi di strutture ricettive con tende e parcheggi è una novità di quest’edizione, una visione del rally che diventa un grande evento appetibile per sponsor e partner per avvicinare pubblico e clienti dei partner da fidelizzare in aree appositamente allestite sulle speciali.

Negli anni settanta ottanta il Safari non ha mai avuto pubblico, se non quando si attraversavano sperduti villaggi sulla strada da Mombasa a Nairobi. Al seguito della gara c’era solamente uno sparuto gruppo di addetti ai lavori e un manipolo di fans indiani (proprietari di piccole e medie imprese locali), che seguivano la gara con il loro fuoristrada. Nei primi anni novanta e poi con l’avvento delle speciali cronometrate quel manipolo si è ingrandito, ma parliamo sempre di poche centinaia di persone. L’anno passato a parte la speciale spettacolo nella periferia di Nairobi non si era registrata una presenza particolare di pubblico, se non quello di sparuti gruppetti di fans tutti al volante di grossi quattro per quattro. Un probabile effetto del post pandemia, dove nessuno osava fare programmazioni con il pubblico almeno sino a metà dell’anno. Quest’anno invece si è assistito al fiorire di zone pubblico con tanti villaggi ospitalità con tende e tutti i servizi del caso, un organizzazione e gestione del pubblico migliore di molte gare del vecchio continente. Una concezione diversa dal villaggio vip come è stato inteso sino ad oggi, tendenzialmente per pochi disposti a pagare somme non certamente popolari. Invece visto l’importante numero di persone che affollavano queste aree era evidente che nella maggior parte si trattava di persone portate o invitate, probabilmente da aziende partner della gara che hanno creato questi villaggi per portare clienti o persone legate alla propria attività. Non molto distante da cosa succede in importanti appuntamenti sportivi come le olimpiadi. Una strada vincente per riuscire a fare lievitare l’interesse sulla disciplina, esattamente quello che è successo in Messico, con la differenza che nella gara di Leon i primi villaggi erano pochi e non così affollati. Oggi dopo venti anni a Guanajuato gli spettatori sono diventati migliaia e trasformano intere colline in affollatissime tribune naturali. Al Safari invece impressiona la capacità dell’organizzazione di portare così tanta gente sulle prove già alla seconda edizione, ed ha dell’incredibile riuscire a mobilitare anche tantissimi nuovi fan attratti per ora dalla rilevanza dell’evento.

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