In questi due mesi che la commissione ha cominciato a lavorare sulle serie tricolori del 2023, con il confronto tra le parti sono cambiate molte cose, ma se da una parte sembra sempre più vicino il ritorno della terra nella massima serie, il taglio dei chilometri rischia di riportarci alle misure emergenziali adottate durante la crisi sanitaria.
Di tornare a ridurre i chilometri nelle serie tricolori 2023 s’è ne parlato sino dall’estate. Da una parte sono facilmente comprensibili e condivisibili i timori per il periodo di crisi annunciato al traino dell’esplosione dei costi energetici; dall’altra si sperava in ritocchi contenuti. Oppure in soluzioni improntate a una maggiore libertà di format, sempre più pericolosamente imbrigliati, che partendo dai limiti attuali si andasse ad allargare la forbice, abbassando il minimo ma alzando leggermente anche i massimi. Una scelta da lasciare agli organizzatori, in maniera da dare una scrollata all’appiattimento generale e riuscire a valutare quali sono le risposte dei partecipanti, analizzando tutte le componenti degli elenchi iscritti, dai partecipanti al campionato, agli occasionali del tricolore, ai locali. L’impressione invece è che ad avere attenzione e voce in capitolo siano soprattutto le squadre principali, interessate più alla quantità che alla quantità, per dirla brutalmente a chiudere un noleggio in più. La formula per togliere un paio di biglietti da cinquecento e restare sul mercato è ridurre i chilometri, scelte con dei pro ma anche tanti contro. Sta di fatto che il campionato italiano potrebbe tornare ai cento chilometri dei due anni della pandemia, per il CIRA o quello che sarà con la ventilata formula dei due gironi, nord e centro sud, si parla di ottanta novanta chilometri, mentre per la terra i limiti dovrebbero restare invariati dai sessanta chilometri minimo ad un massimo di ottanta. Una sforbiciata importante che dietro le quinte sta decisamente spaccando in due fazioni, organizzatori, piloti. Vista l’incertezza del futuro non si può certamente pensare di andare in controtendenza, portando sempre ad esempio i rally d’oltralpe, senza analizzare con attenzione il bacino francese ancora ricco di vetture di proprietà. Ma è altrettanto sbagliato esagerare dall’altra, chi decide le regole è giusto senta tutti gli attori a 360° per poi fare sintesi, senza però cadere nella trappola degli interessi personali, perché ogni protagonista cerca di ricavarne un maggiore vantaggio personale, ma che non è forzatamente il bene di tutti e della specialità.