Con la ratificazione del calendario WRC va definitivamente in pezzi il sogno iridato di Monza, allertati dal promotore per i dubbi su Japan e Arabia Saudita e probabilmente anche per mettere sotto pressione la teorica riserva Catalunya, il calendario rinunciando al passaggio a quota 14 e con la conferma del Central European Rally pone fine alle ultime speranze italiane.
In realtà i sogni di ACI e di Monza sono andati in frantumi quando negli ultimi giorni di novembre, il promotore ha inviato la bozza dei calendari WRC e ERC sulla scrivania del presidente Ben Sulayem, ufficializzando la sua proposta per il 2023. Anche se non si è trattava di una candidatura vera e propria, ma di una richiesta di eventuale disponibilità, in molti a Roma ci hanno sperato davvero, diffondendo una fiducia che ha contagiato l’intero movimento. Ma se le difficoltà del Giappone si è capito ancora prima andasse in scena si sarebbero dissolte di fronte ai soldi del contratto. Lo slot Arabo tra le pressione dei costruttori (per restare a quota 13 e non allargarsi troppo) e i timori di sostituire una gara extraeuropea con una Europea poteva non essere gradito alla FIA è svanita l’ultima chance concreta. L’unica finestrella a cui aggrapparsi è rimasta quella del Central European Rally, perché molte coordinate di quella gara a cavallo tra Cechia, Germania e Austria ancora oggi non sono così chiare. Ma trattandosi di una scommessa voluta e cercata dal promoter, la cui sede è a Monaco di Baviera a due passi dal centro nevralgico della gara è difficile credere ad un passo indietro. Ci rimetterebbe direttamente la faccia il promotore, il presidente ha concesso un tempo extra per presentare i calendari ma ha lasciato intendere di non volere più calendari in continua evoluzione, anche nell’anno nuovo. Fantasticare è stato bello ma come tutti i sogni si è dissolto al risveglio, e sì passa dalle stelle alle stalle, ovvero le polemiche per quella titolazione CIAR e CIRT che ha già sollevato un bel polverone.