Il diciannovenne Matteo Fontana dopo il Montecarlo, si è presentato al via di Umeà con la compatta della casa del leone (208 Rally4), in una sfida fuori dalle serie support del WRC, contro i giovani giapponesini del WRC Challenge Program, selezionati da Toyota per seguire le orme di Takamoto Katsuta; un primo esame superato bene nonostante l’inciampo sulla Botsmark.
Tra gli Italiani presenti in Svezia c’era un osservato speciale, il giovane Matteo Fontana sempre in coppia con Alessandro Arnaboldi, i due continuano la loro avventura nel WRC al volante di una compatta tutto avanti. Una scelta controtendenza in un mondiale dove sulla terra le due ruote motrici sono quasi sparite, in particolare da quando il WRC3 è passato alle integrali compatte della nuova classe rally3. Le vetture due ruote sono formative, ma lontane anni luce dai riflettori in un mondiale che oggi concede pochissimo anche alle sue serie support, figuriamoci se si canta fuori del coro. Il gap vero della classe però sono i pochi termini di paragone che propone. Allo Sweden la classe proponeva appena quattro vetture: la Peugeot 208 di Matteo e le tre Renault Clio dei giovani Giapponesi selezionati per crescere sotto l’ala di mamma Toyota, nel WRC Challenge Program, il programma di filiera che ha portato Katsuta nella squadra ufficiale. Un bel termine di paragone, simile ad una sorta di primo esame, vista la giovane età dei piloti del sol levante: venticinque anni Yamamoto, ventidue Otake e ventuno Kogure. Ma soprattutto con esperienze simili e fuori dagli schemi del così fan tutti; ad esempio in preparazione della Svezia i ragazzini del Challenge hanno disputato l’Arctic Rally, mentre il nostro figlio d’arte è andato a Kuopio (secondo round del campionato finlandese), dove aveva preso confidenza con i chiodi lunghi già l’anno passato. Il risultato finale, secondo di classe dietro a Otake, nel giudizio finale è plus ma abbastanza fine a se stesso. Molto più interessante è l’analisi della performance: con cinque scratch su diciotto speciali, messi a confronto con il distacco finale di 18’51”.9; rimediato tutto con un errore nel finale della prima tappa (due speciali saltate, ovvero venti minuti di penalità per ripartire con il super rally). Il suo distacco a quel punto è rimasto stabile appena sotto i venti minuti, cartina tornasole di una gara corsa sul passo di testa, prima e dopo le due speciali saltate. Anche quando la davanti Yamamoto e Otake se le davano di santa ragione. Un primo esame superato alla grande, nonostante la macchia del super rally, inevitabilmente voti non altissimi, ma tanto potenziale con una capacità di gestire il passo prima e dopo, indice di un ottima solidità mentale che a soli diciannove anni è tanta roba.