L’IBRIDO DOPO UN ANNO

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Anche in Svezia l’ibrido ha denunciato qualche problemino nell’utilizzo in prova speciale, gli stessi della stagione passata dei quali a turno si sono lamentati un po’ tutti i piloti ufficiali, ma se da una parte Breen ha pagato dazio, almeno questa volta la propulsione elettrica ha salvato Loubet appiedato nel finale dal motore termico, ma nei trasferimenti l’utilizzo dell’elettrico rimane inesistente.

Ad un anno e qualche settimana dal suo debutto al Montecarlo si possono tirare le somme, sul sistema ibrido fornito dalla Compact Dynamics, mettendo anche a confronto le prime due gare del WRC. Fortunatamente non si sono ripetuti i casi Svedesi (2022) del malfunzionamento che fa scattare la luce rossa e obbliga le vetture ad andare in quarantena, un problema a livello regolamentare affrontato con un intervento dove la pezza è peggio del buco. Il problema dei black out della propulsione elettrica addizionale in speciale invece è rimasto di attualità, e puntualmente in ogni gara almeno un paio di concorrenti si lamentano del problema. In Svezia è stato il caso di Breen che nel finale della seconda tappa ha dovuto farci i conti, proprio in quel frangente decisivo dove ha pagato a Tanak qualche secondo di troppo. Un problema che a spot ha colpito indistintamente tutte le squadre, ed è abbastanza evidente nella lentezza nel tentare di risolverlo, si vada ad inciampare nel nodo di chi deve pagare l’evoluzione. Un sistema di mono fornitura nato malissimo, ed obbiettivamente gestito anche peggio da tutti gli attori in campo, un nodo complicatissimo da sciogliere soprattutto per la nuova presidenza presa tra l’incudine e il martello. Quella di una decisione dalla quale non si può tornare indietro sino al 2025 e con due anni di probabile estensione dove fisiologicamente non ci si potrà spostare più di tanto dal seminato, almeno senza creare danni maggiori. L’elemento più paradossale di tutti è quello che ad un anno di distanza i trasferimenti in elettrico sono rimasti al palo, una manciata di chilometri suddivisi tra le pedane di partenza e i service park. Nessuno ha preso minimamente in considerazione inserire in ogni sezione almeno una decina di chilometri all’interno dei centri urbani da percorre in elettrico. Indubbiamente una facciata, ma tutte le parti sembrano essersi dimenticate che la priorità dell’ibrido è proprio dare una facciata green credibile. Invece le case preferiscono concentrarne l’utilizzo in prova speciale a scapito di tutto il resto, dall’altra c’è un promotore che cerca di fare immagine sul fatto che le vetture siano Hybrid, infischiandosene di come viene utilizzata la parte ibrida. Ed in fine la FIA che su questo argomento avrebbe già dovuto mettere becco, ma sino ad oggi non ha avuto il coraggio di cambiare persone, ed ovviamente filosofia, all’interno di commissioni soggiogate alle pressioni dei soggetti in causa (promotore, costruttori, ecc..).

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