Se ad inizio anni duemila gli ordini di squadra erano diventati il male da combattere, in queste ultime stagioni sono tornati a fare discutere con una folta schiera di difensori di questa pratica, abusi compresi. Ma nelle squadre più forti dove convivono più top driver nessuno fa i conti con i contratti odierni dove i premi gara sono una bella fetta del salario.
Uno degli elementi più spinosi degli sport motoristici ad alto livello sono sempre stati gli ordini di squadra, quelli che qualcuno osanna ed altri condannano per antisportività, una pratica alla quale in caso di necessità ricorrono tutti. Ma c’è però una grande differenza tra l’utilizzo per garantirsi qualche punto in più e cambiare il nome del vincitore di una gara, oppure cadere in palesi abusi, comprese azioni atte a sfavorire gli avversari o a trarne vantaggio in maniera antisportiva. Uno scontro tra filosofie che mai come oggi mette faccia a faccia le due case pretendenti al titolo costruttori, con una Hyundai a direzione Abiteboul votata ad una condizione simil formula uno, dove all’interno della squadra sono state fatte delle chiare gerarchiche, obbiettivo il costruttori e il piloti con Neuville. Dall’altra parte invece c’è una Toyota che nel bene o nel male non ha mai fatto uso degli ordini di squadra, e con il passaggio sul ponte di comando da Makinen a Latvala non c’è mai stato bisogno di intervenire a regolare i derby interni. Sino ad oggi però in Toyota si sono trovati a gestire delle situazioni dove i piloti capivano da soli quando alzare il piede, senza andare a scannarsi e rischiare di rovinare fuori strada. Altra cosa è fermare un pilota e imporre uno scambio di posizioni, ed in questo caso cambia dal giorno alla notte se parliamo di posizioni anche di immediato rincalzo, oppure di un successo assoluto che ha tutto un altro peso. Se in Messico dal ponte di comando Hyundai ancora prima del via è stato messo in chiaro pubblicamente che Lappi e Sordo erano pronti in qualsiasi momento a cedere la loro posizione a Neuville. In questa stagione dove Rovanpera sembra dovrà attaccarsi ad ogni punticino per andare a firmare un altro titolo iridato le cose sono molto più complicate. Innanzi tutto tra lui ed Elfyn stabilire oggi delle gerarchie sarebbe un errore che potrebbe costare caro, ma soprattutto in Toyota a complicare tutto è la presenza di tre top driver: Rovanpera, Evans e Ogier. Da quando Citroen ha cominciato a vincere i primi titoli con Loeb è iniziata una campagna da parte delle case a calmierare i salari, così da allora nei contratti dei top è cominciata a comparire la voce premi gara, con gettoni vittoria sempre più pesanti. Oggi Ogier ha sicuramente un buon contratto per metà stagione (lontano però dalle cifre iperboliche Volkswagen), ma da voci di corridoio ogni vittoria è pagata in maniera pesantissima e probabilmente lo stesso vale per Kalle, cento più cento meno, visto che per calmierare da una parte bisogna incentivare dall’altra. Questo vale per tutti i top del momento, ma se da una parte questi contratti rappresentano un risparmio e incentivo al tempo stesso, dall’altra nel caso di giochi di squadra la situazione si complica enormemente.