L’ERC E’ IL NUOVO WRC?

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Oramai da qualche tempo in molti hanno attribuito il ruolo alla serie continentale ERC di anti mondiale, vuoi per la qualità dei partecipanti, ma soprattutto per il numero di top car presenti, visto come un ritorno al passato quando il mondiale aveva venti e più top car. Dimenticandosi che oggi come allora chi poteva vincere si contava sulle dita di una mano.

Una delle frasi ricorrenti quando si mette a confronto il mondiale di oggi con quello degli anni ottanta è: “allora c’era una ventina di vetture che potevano vincere”. Ricordi annebbiati dal tempo, perché tra le gruppo B, e poi le gruppo A le top car al via erano venti e nelle gare più prestigiose del vecchio continente a volte anche di più. Vetture appartenenti allo stesso gruppo, ma il numero di queste in grado di vincere una gara si riduceva ad una decina scarsa. L’unica differenza reale da allora e che trattandosi delle stesse vetture impegnate nei campionati nazionali, al manipolo dei quattro o cinque piloti vincenti del mondiale, in alcune gare si andavano ad aggiungere gli specialisti locali, una tantum al volante delle vetture ufficiali. Allora in alcuni paesi le gare del mondiale erano viste come una sorta di vetrina, e questo palcoscenico era la classifica assoluta, ma nei migliori dei casi stiamo parlando di posizioni a ridosso della top five. Possibilità che oggi concede il WRC2. Il fatto che nell’ERC il numero degli iscritti sfiori la trentina di unità non significa assolutamente che uno vale uno, e tutti possono giocarsi il successo. I pretendenti alla vittoria sono un manipolo di piloti, che comprende alcuni dei protagonisti del WRC che non sono riusciti a chiudere un budget per il WRC2, oppure qualche specialista come Bonato sull’asfalto, oppure qualche forte pilota locale come Crugnola, De Tommaso o Marczyk. Il termometro di quanto vale questo o quel campionato nei rally lo da il pubblico a bordo strada, una sentenza inappellabile. Lasciando da una parte chiacchiere e provocazioni, la dimensione del confronto tra ERC e WRC lo hanno dato le immagini arrivate, a un paio di mesi di distanza, in uno dei tempi del rally, l’arena di Fafe. Le quarantaquattro vetture dell’ERC contro le appena otto rally1 del mondiale, hanno raccolto un terzo della folla presente alla gara WRC. La dimostrazione lampante che gli uomini e le vetture del WRC possono anche essere contati, ma il riferimento del pianeta rally resta sempre la massima serie, capace di sopravvivere ad anni dove a correre c’erano quattro Lancia Delta e delle classifiche già scritte nei contratti dei singoli piloti. La provocazione ci può stare, e per avere effetto deve essere forte, ma ad andare troppo oltre si perde di credibilità.

Ostberg in azione nell'arena di Fafe nell'ERC 2023

Uno degli spaccati dell’arena di Fafe nella prova di marzo dell’ERC a confronto con quella del WRC di maggio.

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