In queste prime stagioni degli anni venti i campionati Italiani sono riusciti a superare di slancio la pandemia, grazie ad una commissione che ha fatto l’impossibile per ripartire subito, negli anni seguenti però è rimasta ingabbiata nelle paure di riaprire e perdere dei numeri così i chilometraggi sono ritornati a quota cento e non ci si è schiodati dal format unico.
Presto a Roma si comincerà a parlare di 2024, e se le serie tricolori non vogliono correre il rischio di morire per asfissia dovranno cominciare a riaprirsi e tornare a dare fiato alla fantasia, e finalmente a creare dei veri eventi. I format odierni tre per due oppure tre per tre, hanno ingabbiato delle gare troppo corte, senza speciali lunghe in grado di aggiungere pepe alla gara, e soprattutto con la testa della gara che sempre più sovente sta inciampando nella coda. Ed i risultati di questi format sono le ultime tre gare CIAR che si sono chiuse con un ritardo di un paio d’ore, tre gare chiuse alla chetichella su una pedana finale per addetti ai lavori e pochi amici (visti i ritardi). Anche se stiamo parlando di gare nazionali è sempre più evidente la difficoltà a raccogliere sponsorizzazioni e pubblicità, e quindi vitale avere iscritti ed ecco che la coda delle gare si allunga con CRZ, Storiche ecc.. . Nulla contro, ma a questo punto più che imporre dei formati iper compressi, gli organizzatori devono essere lasciati liberi di trovare le soluzioni più congeniali, e deve diventare fondamentale nella valutazione della gara (ed alla sua riconferma) il rispetto di certi orari, compreso quello del palco finale. Anche perché il ritardo per incidente è una cosa, accumulare ritardo perché impegnati nei recuperi delle vetture uscite è inammissibile, ed oggi invece sta diventando la normalità. Ed in questa omologazione generale il chilometraggio imposto è quanto di peggio, sui chilometri ci può stare un limite minimo, volendo si può mantenere anche quello attuale, ma di lì in avanti ogni organizzatore deve essere libero di fare quello che ritiene più opportuno. Il resto lo farà il mercato, ovvero i piloti, che decreteranno il successo o meno di una formula rispetto ad un’altra. In molti a inizio stagione hanno plaudito al ritorno della terra nella massima serie, ma i nostri dubbi sulla qualità degli eventi dopo il San Marino si sono ingigantiti, un totale di settantaquattro chilometri, venticinque mandati in replica per tre volte è davvero minimal per una serie nazionale. Tanto per dare un idea se andiamo a prendere la prima prova del campionato britannico, il Malcolm Wilson il chilometraggio pure restando minimal con i suoi sessantaquattro chilometri totali, almeno proponeva quaranta chilometri di speciale differenti.