Un anno e mezzo di pandemia hanno provato a scardinare l’intero mondo dello sport vissuto direttamente sui campi gara, e poco importa se si trattasse di calcio oppure dei rally, ma a bordo strada a quanto pare tutto è tornato come prima, ed il pubblico continua a non essere visto e trattato come una risorsa ma solamente come un fardello.
In questo fine settimana tricolore sono andate in scena a distanza qualche centinaia di chilometri due visioni agli antipodi sulla presenza del pubblico. Da una parte un Valle d’Aosta con il pieno di iscritti, e una buona risposta di spettatori a bordo strada, dall’altra l’Appennino Reggiano a porte socchiuse, con un pubblico trasparente come i piloti stranieri nel CIAR. Senza cadere in eccessi sulla colorata cornice Aostana, parlare di presenza importante non è da confondere con straripante, visto e considerato che con un percorso lungo trentacinque chilometri e tante zone pubblico naturali, la distribuzione della gente è risultata omogenea. Un plus che ha dato alla gara un qualcosa in più, la magia del pubblico, quella contro la quale da inizio anni 2000 è iniziata una sorta di crociata nel nome della sicurezza, e la botta del Covid ha allontanato un’altra bella fetta di spettatori. A Reggio Emilia invece sono state rispolverate alcune restrizioni di legge sul pubblico, molto simili a quelle dell’emergenza sanitaria. La gara però ha proposto un andamento simil covid, con una prescrizione sui permessi della gara per il porte chiuse, evoluto prima del via in un porte socchiuse, rispolverando distanze e quant’altro potesse nascondere la polvere sotto il tappeto e dare un tocco di trasparenza alla gente sul percorso. Una maniera da parte di tutti, compreso il pubblico presente e assente, di girarsi dall’altra parte senza fare niente, sperando tutto continui ad andare come è sempre andato. Ma solamente qualche ora prima oltre il confine del Brennero, al Bucklige Welt Rallye (ultimo round del campionato Austriaco) non solamente il pubblico era presente con numeri importanti, ma valorizzato come una risorsa a 360°. Aree pubblico attrezzate in tutto, a cominciare da parcheggi a pochi metri dalla zona spettatori (quando possibile), una serie di servizi che valgono i quindici euri del biglietto. Ma soprattutto propongono tutto quel contorno in grado di attirare pubblico e non la solita corsa ad ostacoli in grado di allontanarlo. Inoltre gli incassi non sono solamente un extra per l’organizzatore, ma sono condivisi con la comunità locale e moltiplicano l’interesse per avere una gara che non è solamente un fastidio ma risorsa per il territorio.