TERRA, MARCHE FEBBRE A 39

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Quando si parla di terra, ad accendere le discussioni sono: gare troppo corte, più terra nel campionato Italiano, e un Monza misto terra asfalto, il male di tutti i mali. Ma si continua ad ignorare un CIRT che fatica a mettere assieme sette gare, ed il Marche penultimo round CIRT con appena quaranta vetture, è il termometro di una situazione che nessuno vuole vedere.

Il campionato terra tricolore è entrato in un tunnel dove non si intravede una via di uscita, l’anno passato sono saltate due gare, ed a fatica la federazione è riuscita a metterci una pezza, una penuria di gare che indica un evidente difficoltà organizzativa. Quest’anno la situazione non è migliorata sotto il profilo delle gare organizzate, ma è peggiorato il numero degli iscritti, se nelle prime gare si trattava di poche unità (tutto sommato una situazione stazionaria) prima al Vermentino, ed ora al Marche i numeri sono precipitati di una decina di unità. I trentanove concorrenti presenti a Cingoli sono un termometro molto preoccupante, sintomo di una situazione in caduta libera, con un bel febbrone a 39. Ma se si continuerà con questo trend, il rischio di vedere scendere ancora i numeri ed andare in zona ipotermia è davvero alto. Qualche mese addietro avevamo lanciato un allarme, ma a quanto pare in questo periodo di revisione delle serie tricolori, nessuno è sembrato interessarsi dell’argomento. Se nei pensieri della federazione la terra non sembra essere una priorità, dall’altra ci si avventura in voli pindarici reclamando gare da 200 chilometri, oppure una serie tricolore per metà sulla terra, o si storce il naso quando si parla di gare miste. Guardando a quello che è stato (ed in alcune occasioni solamente a cosa ci si vuole ricordare) e non al presente, ignorando le condizioni di un malato che è quasi morto. In questo finale di stagione molte gare nostrane stanno subendo una flessione quasi fisiologica delle iscrizioni, vuoi per delle classifiche di campionato oramai decise, ma anche per una congiuntura economica che non dà segni di ripresa. Il rischio più grosso è di non fare niente sino a quando la situazione non sia completamente precipitata, restando immobili per un’altra stagione. Sperando di potere negare il momento difficile nascondendosi dietro ad un eventuale successo del Brunello, una gara che ha scelto di non omologarsi, oppure Monza una gara fuori dagli schemi terra e asfalto il cui eventuale successo sarà legato principalmente ad una location unica.      

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