Il rally del Brunello ha messo sotto la lente di ingrandimento la norma che ha già creato molti mal di pancia con l’imposizione nei rally sulla terra di casa Italia il coprifuoco, discutibile sotto il profilo della sicurezza, ed anche della polvere, ma soprattutto penalizza fortemente la terra nei mesi invernali, una disciplina da rivitalizzare e non da castrare.
Il caso Brunello è saltato subito agli occhi con delle tabelle di marcia riviste last-minute, per fare stare le moderne nei tempi di una norma dettata da un’idea quanto meno discutibile, ancora più assurda se pensiamo che alle vetture storiche non è richiesto coprifuoco alcuno. Lasciando da parte le ragioni che hanno portato alla revisione di tempi e distanze in zona Cesarini, dove si può sindacare sul non si è fatto come .. ma dall’altra parte però ..; partire il mattino all’albeggiare e restare appesi al filo del minimo ritardo per stare nel teorico orario del tramonto non ha alcuna logica. Ne di presunta sicurezza, e tantomeno di problemi legati alla polvere soprattutto nei periodi autunnali e invernali. Non è un caso che nei rally internazionali dove si corre sulla terra non esista coprifuoco da nessuna parte, e tantomeno nei rally italiani storici si sia pensato a imporre questo genere di limitazione. Purtroppo in questi ultimi anni i rally moderni made in Italy sono letteralmente stati imbrigliati da format e norme sempre più stringenti e vincolanti, e per uscire anche minimamente dal format occorre andare in deroga, e queste sono dispensate con parsimonia estrema. Una filosofia rafforzatasi nel periodo del Covid, aggiungiamo noi giustamente (necessaria per andare avanti), ma che poi andava allentata, ed invece è rimasta tale è non certamente per una dimenticanza. Molte sfaccettature dei rally non possono essere normate a monte e sempre in senso restrittivo, ad esempio se si presenta a dicembre, gennaio o febbraio il problema della polvere sospesa, nessun direttore di gara impone di partire a tutti i costi, basta vedere quanto successo al Valle del Tevere venti ventitré, con la speciale di San Salvatore cancellata. In passato più di una testata aveva fatto notare l’assurdità della norma, ma a contestarla mettendoci la faccia tra gli organizzatori è stata soprattutto la PRS, passata per i soliti rompiscatole nonostante oggi come in passato tenga in piedi una buona metà della terra italiana, CIRT compreso. Come la PRS, gli organizzatori del Brunello oggi e di un’altra gara domani, mettere in evidenza un problema non significa solo criticare ma è soprattutto una maniera per andare segnalare dei punti da correggere. Il problema in questo caso si ripresenterà tra un mese sui dodici chilometri del Serraglio e vedere correggere le tabelle sarebbe un controsenso, ma lo sarebbe altrettanto risolverla con una deroga per rimbalzare in avanti il problema.