I calendari dei rally di casa Italia sono stati completati, almeno per quanto riguarda la parte delle gare titolate, ora all’appello manca solamente quello generale, ma tra i dati a spiccare è una terra sempre più in crisi, oltre alle sei gare del CIRT fuori campionato restano solamente Sardegna, Brunello e il Prealpi, appena nove date, un’altra sforbiciata che fa malissimo al pianeta terra.
L’argomento non è sicuramente nuovo, ed è da parecchi mesi che ci stiamo ritornando a più riprese per sottolineare le singole criticità della terra. Dalle tasse di iscrizione delle gare a calendario parificate a quelle dell’asfalto, con tutti i balzi e balzelli: gare nuove, gare non disputate, ecc.. . Giuste o meno questi possano essere nelle gare asfalto possono avere un loro perché, ma per un organizzatore terra rappresentano un ostacolo in più che va sommarsi alla lunga lista dei contro. In primis i costi di ripristino strade; format imposti sempre più ridotti e ripetitivi, inducono le gare ad avvitarsi su se stesse, moltiplicando i danni al fondo delle strade. L’ultimo problema in ordine cronologico venuto alla luce o forse sarebbe più corretto dire “al buio”, è quello della notte sul quale la federazione si è impuntata, al Brunello e al Prealpi Master Show. Una federazione che sui rally ha blindato tutto e per uscire di una virgola occorre andare in deroga, e queste sono puntualmente negate. Mentre al Monza (gara targata ACI) si è andati via con il buio senza battere ciglio. Tanto per dare un stop a chi giustifica tutto con la sicurezza, eventuali interventi propongono le stesse problematiche sulla terra e sull’asfalto. Se invece parliamo di polvere sospesa non è sicuramente un problema invernale, al contrario le ore di luce in autunno e inverno sono un problema per disegnare una giornata tutta con la luce del giorno. Il fatto che nel CIAR la terra sia nuovamente uscita di scena la terra non è un elemento positivo, ma nemmeno così importante da farne una crociata, quando oggi in gioco c’è la sopravvivenza stessa delle gare sulla terra. Oggi la terra prima di tutto ha bisogno di trovare nuove gare e una nuova linfa vitale, con delle strategie capaci di avvicinare nuove leve, offrendo da una parte almeno un paio di gare all’altezza della serie tricolore, ma soprattutto delle attività di base con una funzione propedeutica. Un ruolo che in un certo senso ha svolto il Raceday dei primi tempi, con gare molto più corte di quelle del campionato terra, allora TRT. Se da una parte c’è una federazione che deve cambiare marcia, dall’altra c’è una base poco disposta a fare concessioni a gare miste, pronta a storcere il naso al solo pensiero di non usare la gomma più aggressiva o non potere disporre dell’ultimo assetto terra.