Inseriti nel pacchetto delle proposte della commissione rally quest’autunno, appena il gruppo di lavoro li ha recepiti, sono stati criticati da buona parte dei piloti, ma alla prima prova di esame non hanno causato alcun terremoto. Le voci critiche sono rimaste ferme sulle loro inamovibili convinzioni, ma in realtà nella tappa finale sono andati tutti più forte.
Tra le voci critiche in questi giorni se ne sono sentite di tutti i colori, a cominciare da una formula complicata e non lineare, come premiare la classifica finale, poco comprensibile per la massaia di Voghera. Come se dovessimo preoccuparci di un ipotetico pubblico, al quale nessuno pensa minimamente a fare qualcosa per avvicinarlo. La realtà su questo tema è abbastanza comune a tutti gli sport di nicchia, con una base di praticanti e fans inevitabilmente sempre più ristretta, e quindi per meno propensa a qualsiasi cambiamento. Indipendentemente questi possano essere giustificati o meno. Le ragioni messe sul tavolo dei “No” sono molte di più e spaziano da chi vorrebbe tornare, non ai vecchi punteggia, ma a quelli degli anni ottanta; al punto in più o in meno che si ritrova il pilota della serie cadetta. Ed in questo Montecarlo non si sono registrate anomalie tra la classifica finale della gara e i punti ottenuti, perché questo sistema tende ad accorciare le distanze nelle classifiche di campionato (altrimenti apriti cielo). Volendo fare un analisi a freddo, che non sia viziata da pregiudizi, va detto che il sistema ha messo in evidenza tanti pro, ma anche dei contro che in pochi hanno notato accecati dalle loro ragioni a tutti i costi contrarie, oppure favorevoli. I pro sono risultati evidenti, la regola aveva l’obbiettivo di evitare la lenta processione della “domenica andando alla messa”; a parte i primi due che si giocavano la gara, anche chi aveva una classifica scolpita nella roccia come Evans, Tanak e Fourmaux ci hanno dato dentro. Dimostrando che basta qualche punticino in più per rivitalizzare una tappa morta, power stage a parte. L’obbiettivo è stato centrato in pieno e da quanto si è visto lo spettacolo è stato premiato, rivitalizzando l’interesse sportivo, ma anche restituendo una dignità alla domenica per chi è a bordo strada. I contro non sono certamente quelli delle star che hanno espresso il loro dissenso, ma quello di un sabato pomeriggio, che sia pure in forma minore ha visto andare in scena una sorta di processione. Tutti quelli che avevano una posizione relativamente consolidata, attenti ad andare a mettere l’opzione sui punti che attribuisce la classifica generale alla fine del sabato. La strategia Toyota di lanciare all’attacco Ogier per andare a prendersi il successo e portare punti a casa con Evans, anche se non ha dato frutti sperati non era sbagliata, o meglio rispondeva a una logica tattica. Senza questa regola però molto probabilmente i tre sarebbero andati avanti sino a sera a tutta, e la scelta strategica sarebbe stata rinviata alla domenica.