Anche se sino ad oggi i costruttori del WRC si sono limitati a tirare la FIA per la giacchetta, nel tentativo di dare un impronta ai regolamenti per il 2025, per limitare all’osso i cambiamenti (prima di pensare al 2027). E’ chiaro che se si fosse tirato un colpo di spugna sulle rally1 di due costruttori e mezzo ne sarebbe rimasto forse uno e la FIA sarebbe stata trascinata in tribunale.
Solamente alla fine del mese di febbraio il WRC sembrava destinato a cedere alle richieste di una rumorosa folla di fans che a gran voce chiedeva il passaggio alle Rally2 già nel 2025, mentre dalla parte dei costruttori si piangeva come al solito miseria. Costi sfuggiti di mano per cui ognuno metteva sul piatto la sua ricetta; dal formato delle gare alla riduzione dei test, un chiaro segnale che nessuno voleva toccare le vetture. Non sarà un caso che dopo il primo Montecarlo dell’era Hybrid Ben Sulayem e Reid, hanno messo sotto le commissioni WRC e Rally per avere delle soluzioni a inizio 2023, ed a fine anno avere chiaro quale sarebbe stato indirizzo e regolamenti tecnici per i due anni di proroga. In realtà si è andati avanti di rinvio in rinvio, con il WRC Promoter al timone ma incapace di prendere una qualsiasi decisione. Così il pool presidenziale ha creato il gruppo di lavoro che ha messo tutti fuori gioco, ed è quel punto che qualcuno ha cominciato a credere fosse possibile stravolgere tutto dall’oggi al domani. Stabilità tecnica, regolamenti triennali con proroga biennale, sembravano oramai cosa vecchia, ed in troppi hanno frainteso il silenzio dei costruttori come un segnale di acquiescenza. In un mondo dove tutto è stramaledettamente complicato, pensare di tirare un colpo di spugna confidando nella ola dei costruttori presenti perché continuavano a piangere miseria, e veder tutti gli altri saltare sul carro perché hanno una rally2, significa vivere nel mondo delle favole. La FIA finalmente ha ripreso il suo ruolo decisionale, ed anche se gli unici ad essere consultati sono i costruttori, avere perso il ruolo centrale a braccetto con il promotore è stato un duro colpo. Avere dato un colpo di spugna all’ibrido è stato un segnale forte, che tutti e tre i costruttori non hanno digerito. Ma comunque resta nelle percentuali di cambiamento previsti per i due anni di proroga regolamentare, una mossa che qualcuno può pensare poco audace, ma ci si fosse spinti più in là qualcuno se ne sarebbe sicuramente andato, e la FIA si ritroverebbe in un tribunale civile con una o più cause milionarie. La maschera dei budget dietro alla quale si sono sempre nascosti i costruttori negli ultimi anni oramai è caduta, ed ora almeno con la FIA devono giocare la loro partita a carte scoperte. Ed oggi chi crede ancora alle favole è perché non vuole vedere la realtà, o fatica ad ammettere di avere bevuto le storie che ci sono state propinate oramai da qualche anno.