A distanza di una settimana nello stivale è andato in scena un appuntamento del CIRT e subito a ruota il palcoscenico è passato al CIAR, due gare che spiccano per i grandi numeri ma anche per la qualità dei partecipanti e per il numero di stranieri presenti, venticinque in sole due gare che non fanno parte di nessuna serie internazionale.
Sovrapponendo gli elenchi iscritti del Regione Piemonte e del Val d’Orcia, ad impressionare oltre al numero totale di iscritti è quel 10% di piloti stranieri, un numero davvero considerevole e di altissima qualità. A scanso di equivoci tra gli italiani abbiamo conteggiato i sanmarinesi, sempre presenti sulla terra, oppure licenziati stranieri come l’italianissimo Travaglia. Considerato che tra un terzo e la metà di questi nomi sono protagonisti nelle rispettive serie nazionali, oppure internazionali: ERC, WRC2, WRC3 ecc.., la qualità è altissima e un manipolo di questi ha i numeri per battersi alla pari con i nostri top driver. A favorire quest’ondata anomala di stranieri ci ha messo lo zampino l’abilità delle rispettive organizzazioni nello riuscire a vendersi come gare ideali in preparazione degli appuntamenti ERC (Ungheria) e WRC (Croazia). Un lavoro che ad Alba, in particolare, oramai da anni hanno affiancato ad uno sforzo economico territoriale, per riuscire ad avere un parterre internazionale di grande richiamo, senza però fare parte di un campionato internazionale. Una strada che ripercorre la ricetta di appuntamenti iconici come Ypres o Madeira, capaci di attirare un plus di concorrenti stranieri indipendentemente dall’essere dentro, oppure fuori, dal giro dei grandi campionati internazionali. Nella ricetta di questi successi c’è anche una ragione molto pratica, che può fare male ammettere, ma sarebbe sbagliato fare finta non contribuisca in maniera importante, alla discesa di queste scorribande barbariche, tra galli e vikinghi. I tanto contestati chilometraggi più contenuti, che però sono un toccasana per mettere assieme i budget, in particolare per delle gare test non programmate, oppure semplicemente per venire a fare scuola su asfalto vedi Korhonen e Korhola. Sulla terra l’asticella chilometri è davvero molto bassa, e dieci o venti chilometri in più (sulla partecipazione straniera) non sarebbero poi così deleteri. I centodieci chilometri di Alba non sono molti, ma sono in linea con almeno la metà delle gare nei campionati nazionali del nord Europa, e il riferimento che in molti fanno a Francia e Irlanda, troppo spesso viene espresso senza valutare alcune specificità nel rapporto con il territorio e con il loro bacino di utenza.