Come anticipato nelle passate settimane in Sardegna è andato in scena il primo e unico esperimento WRC con il formato short, una sola tappa e due mezze frazioni, il venerdì e la domenica. Tra piloti e addetti ai lavori delle case costruttrici il verdetto è stato un “Ni”, meno chilometri ha riscosso consensi, ma tempi e distanze sono stati giudicati troppo tirati.
Il primo rally in formato ridotto, al quale teoricamente dovevano essere interessati ben più di un appuntamento, è diventato una sorta esame unico andato in scena in Sardegna; una gara paradossalmente senza grossi problemi a trovare strade sterrate anche per un long event. La formula esattamente contraria alla quale dovrebbero ambire eventi particolari come il Safari, ma a provare ad allungare realmente il proprio percorso per il momento nessuno si è sbilanciato. A meno che non si vogliano considerare i dodici chilometri in più della gara di Naivasha, un nuovo formato. Di pro e contro ne sono emersi parecchi, ma prima di avventurarsi in analisi a 360°, attenti a tutti gli aspetti è debito riportare il sentimento dei protagonisti. Mai come in questo caso emergono dei giudizi sfacciatamente di parte, dove non c’è alcuna valutazione nel suo complesso, ma solamente una visione personale incapace di andare oltre. In pratica nessuno ha bocciato l’evento in se stesso, ovvero la formula di concentrare la parte sportiva in sole 48 ore, dal primo pomeriggio del venerdì, al fine mattinata della domenica; con lo shake down spostato dal giovedì al venerdì mattina. Tutti hanno apprezzato la possibilità di potere dedicare il giovedì alle ricognizioni e ridurre così di una giornata la permanenza in loco. Lodando i minori costi, che nel contesto di una trasferta del genere sono innegabilmente presenti, ma rappresentano una percentuale quasi insignificante rispetto a quanto ci viene venduto. Lasciano molto più perplessi i giudizi sull’evento sportivo in se, dove da una parte si esalta il concentrato di una competizione molto più intensa, che appaga pubblico e fans. Peccato che il giudizio degli spettatori spetterebbe alla voce del pubblico presente e non a piloti, addetti ai lavori o al promotore. Dall’altra però arrivano delle critiche proprio per l’intensità proposta una volta scattata la gara, a cominciare da un sabato senza l’assistenza di mezzogiorno. In pratica l’evento nella parte assistenza propone solamente due service di fine tappa il venerdì e il sabato sera. Ovvero riduce all’osso il confronto tra gli equipaggi e lo staff tecnico per elaborare, ed eventualmente correggere le regolazioni della vettura. In molti hanno suggerito di andare a implementare il remote service, dai quindici minuti attuali per il cambio gomme, liberalizzando la possibilità di qualche intervento in più. Un argomento presente sul tavolo delle proposte da molto tempo, sicuramente positivo per riuscire a dare più respiro ai percorsi, tagliando i lunghi trasferimenti imposti dai percorsi a margherita.