WILSON VICE PRESIDENTE FIA

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Dopo le dimissioni di Robert Reid dalla carica di vicepresidente FIA con delega allo sport, la risposta di Ben Sulayem è stata tutta in chiave politica, provvedendo a una rapida sostituzione con Malcolm Wilson. Un istituzione nel mondo del motorsport internazionale e britannico, un uomo di rally indiscutibile anche sotto il profilo umano, ma in palese conflitto di interessi.

Malcolm Wilson, è stato indicato dal presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, per succedere a Robert Reid, nel ruolo di vicepresidente con delega allo sport dell’organo di governo, della federazione internazionale. Posizione che sarà ufficializzata dopo essere stata sottoposta alla votazione del consiglio mondiale nell’assemblea del WMSC di Giugno a Macao. Wilson è uno dei grandi protagonisti nel mondo dei rally, prima come pilota e poi da imprenditore. Il suo rapporto con Ford gli è valso la conquista del Campionato UK Rally (1994), ed è continuato con la M-Sport dove ha ereditato la gestione dell’ovale blu nel WRC, conquistando il Campionato Costruttori nel 2006, 2007 e 2017, ed il Campionato Piloti con Sebastien Ogier nel 2017 e 2018. Una scelta inappuntabile sotto il profilo dello sport per immagine, capacità ed un profilo umano irreprensibile, ma con altrettanto chiare motivazioni politiche, evidentemente in cerca di andare a spezzare quella cordata del Regno Unito capitanata da David Richards e Robert Reid che sta lavorando per andare a sfidare Ben Sulayem alle elezioni di fine anno. A prevalere in questa scelta senza dubbio il peso più rilevante è toccato alle ragioni politiche, perché il conflitto di interessi di Malcolm e la sua M-Sport attualmente impegnata nel WRC e nel W2RC non è solamente palese, ma è grande come una montagna. In particolare in queste settimane che si sta lavorando per trovare un accordo sui nuovi regolamenti tecnici per il WRC a partire dal venti ventisette. In queste settimane si sta assistendo ad un tutti contro tutti, dove ognuno ha interessi e richieste differenti a cominciare dai tre costruttori. Una scelta che sotto il profilo umano si può anche condividere, ma che proprio per il conflitto di interessi generato va a rinforzare le ragioni di Richards e Reid, dimissionari per la mancanza di trasparenza nella gestione della FIA, sfociata in quella che a febbraio è stato il nuovo accordo di riservatezza definito dai dimissionari “legge bavaglio”.

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