Nella carriera di un pilota c’è il momento per imparare e fare esperienza e quello per dare tutto, e fare vedere di che pasta si è fatti, filosofia che in Italia spaventa i giovani ma sopratutto i maestri.
Nell’economia di una gara i costi non accennano a diminuire, ma a fare paura sono gli imprevisti, ovvero franchigie e danni. Per cui da troppo tempo in Italia il ritornello è diventato quello degli affitta macchine “vediamo di portare la macchina in fondo”. Oppure “bisogna imparare e fare chilometri non c’è nulla da dimostrare”. Tesi ineccepibili, peccato che sul tema non c’è nulla da dimostrare forse non sbaglia nemmeno chi dice che ogni occasione serve per dimostrare qualcosa. Ed al Var il campione in erba Francese Quentin Gilbert qualcosa l’ha dimostrato, andando a prendersi una piazza d’onore con uno scratch sull’ultima speciale, al debutto sulla Citroen DS3 R5. Anche lui da dimostrare non aveva niente, anzi a differenza di tanti lui ha in tasca per il 2016 ha un bel programma di WRC2, e non solo speranze e promesse. Al Var è andato per fare esperienza, con le stesse regole del WRC2 (gomme ecc..). Partito con una buona dose di prudenza ed intelligenza, è comunque rimasto onorevolmente in scia ai dominatori della R5 che rispondevano ai nomi di Bonato e Loix due bei termini di paragone. Ma con il passare dei chilometri la confidenza è cresciuta, ed i tempi segnati erano pari a quelli dei suoi avversari. Nell’ultima speciale quando si è trovato in fazzoletto di secondi a giocarsi con Pierre Roche e Freddy Loix la seconda piazza, alla faccia dei predicatori della prudenza ha fatto segnare uno scratch che gli ha permesso di saltare a piè pari entrambi i suoi avversari. Ed oggi forse non solo in Citroen lo guardano con occhi differenti, ancora prima di cominciare l’avventura WRC2.