Con la fine del mondiale 2016 si conclude l’era delle WRC; la scena ora sarà tutta per le WRC+ e da più parti è già scattato l’allarme gruppo B, buttando sulla bilancia l’equazione potenza, velocità, sicurezza, ma in realtà di gruppo B a parte l’estetica c’è ben poco.
Velocità troppo elevate cavallerie spropositate, ed i più sono già saliti sugli scudi in nome di sua santità la sicurezza, proponendo il paragone gruppo B e WRC+, ma in realtà i risultati di questo stridono e non poco. Certamente spoiler, alettoni, passaruota ecc.. hanno il look delle vecchie gruppo B, se vogliamo troppo lontano dalle auto di serie. Ma ad oggi con l’interesse delle nuove generazioni verso le corse ma anche per lo stesso mondo dell’auto, chi può dire se sia un errore oppure un passo per invertire una tendenza prossima alla caduta libera. Ben diverso il discorso cavalleria qui si parla di 380 HP ma in realtà con tutti i click in versione maximum attack si supereranno i 400. Comunque si parla di valori prossimi a quelli delle gruppo A di seconda generazione, prima della drastica riduzione delle flange. Un epoca che di disastri non ne ha vissuti poi così tanti, e l’operazione flangiatura fatta nel nome della sicurezza in realtà aveva un suo forte perché nei budget, perchè con le regole motoristiche dei gruppi A ridurre la potenza significava aprire le porte anche a chi aveva meno potenziale di sviluppo. L’avvento delle WRC aveva messo il tetto dei 300 cavalli, in questi anni però qualcuno ha candidamente ammesso che si è arrivati a 320, ma la realtà forse non è proprio questa. Almeno per il sottoscritto è difficile da credere che gli abissi presenti tra i tempi WRC e S2000 prima e R5 adesso vetture da 280 CV, siano giustificabili con soli 30 o 40 cavalli. Per cui è opportuno concedere il beneficio del dubbio prima di invocare scenari apocalittici. L’unica cosa che cambierà sarà il valore del potenziale umano, con vetture più prestazionali la differenza tra i top driver e le seconde o terze guide si dilaterà in maniera importante.