C’era una volta la Fia e delle regole scritte e non su come costruire i calendari, per entrare nel WRC o qualche anno prima nel mondiale la politica ha sempre avuto un peso importante ma in primis sul tavolo c’era la candidatura di una gara, la Croazia fa cadere anche gli ultimi tabù con il governo in persona che presenta la candidatura di una gara che non c’è.
In questi ultimi giorni commissioni rally e promoter hanno brillato in fatto di iper attività da calendario, rilanciando con la stampa l’eventualità di un mondiale a sedici gare, in un WRC che adesso continua a contare tredici gare, con alle spalle il fallimento Cinese 2016. Lasciando da parte le polemiche di sempre: troppo poche le gare per un mondiale, meno Europa più mondo, troppe gare per una situazione di crisi internazionale che persiste. A noi piace rimarcare come si è cominciato a parlare di calendari allargati qualche giorno prima della visita in Croazia, da parte del promoter e dei rappresentanti Fia. Una valanga di nomi e richieste alcune reali, altre improbabili ed altre ancora per sentito dire, di concreto un solo nome quello della Nuova Zelanda pronta al suo ritorno nel 2018. Ieri è uscita la notizia dell’incontro con il governo Croato per una gara mista terra asfalto, con la base a Porec in Istria. Notizia che spiegata la febbre da calendario esplosa in questi giorni. Una candidatura avanzata con alle spalle un appoggio politico davvero importante, ma basi per il momento improvvisate con un edizione zero ancora da mettere nero su bianco. Forse sarebbe ora di ritornare a darsi qualche regola e non andare a braccio, almeno per evitare brutti scivoloni come quello Cinese.