In questi giorni tra FIA e promoter si è ritornato a parlare di calendari allargati con tanti nomi ma ad oggi una sola candidatura 2018 credibile, la Nuova Zelanda. Ma tra i piagnistei dei costruttori, ed un certo numero di fan che a ruota grida a scandali e sprechi appena si lascia l’Europa; oggi il WRC è sempre meno World, di sicuro meno che nei lontani anni 80.
Ad inizio primavera quando si comincia a parlare di calendari, e quindi le nuove candidate devono cominciare a calare lo loro carte commissioni e promoter iniziano a muovere le acque. E se da una parte abbiamo i protagonisti che si strappano le vesti per fare quadrare i budget, si quelli che nel 2005 – 2006 quando la crisi si poteva annusare se si aveva lungimiranza, si tagliò impietosamente la terza vettura che oggi è ritornata in grande spolvero. Qualche mugugno ma non più di tanti, crisi superata? forse, ma con budget dimezzati rispetto ad allora. Eppure allora prevalse la linea Anglofona con il benestare dello “chevron”, impegnato a fare le scarpe ed anche vestito ai cugini del leone. Come se il risparmio di una vettura avesse cambiato qualcosa, in realtà si doveva ridimensionare i piloti meno sedili meno richieste, anzi un inversione dei ruoli vera con tavoli di discussione dove a portare la valigia non erano più i team ma i piloti. E come nella tifoseria del calcio i fans di questo piuttosto che di quello a gridare allo scandalo, tutti con la soluzione del problema in tasca; ci sfugge però se tutte queste risposte vogliono rilanciare il mondiale oppure l’Europeo. Si perché dal 2012 il mondiale propone 13 gare di cui solo 3 fuori Europa, due nel continente Americano. Negli anni 80 e 90 il mondiale nonostante calendari con dodici gare, a volte anche meno proponeva almeno 4 prove extraeuropa. Alcune credibili altre improbabili ma almeno si andava nello spirito World e non quello del nuovo millenio dove spesso l’improbabile si è andati a cercarlo in Europa, vedi Bulgaria. E pensare che qualcuno sostiene che il cross country deve meritarsi il passaggio dallo status di coppa del mondo a campionato del mondo, con una maggiore internazionalità 11 gare di cui 3 in Medio Oriente, 1 in Asia e 1 in Africa.